Filosofia e Religioni

Boas Erez: dalla matematica alla conversione

L’ex rettore dell’Usi si racconta per la prima volta a Strada Regina, programma religioso della RSI

  • 4 giugno, 12:00
  • 4 giugno, 12:13

Boas Erez

Strada regina 01.06.2024, 18:35

  • © Ti-Press / Davide Agosta
Di: Francesco Muratori

“Per me la vita aveva perfettamente senso, le mie relazioni avevano senso, cioè non era un vuoto che ho dovuto colmare. Io ho aggiunto una componente alla mia vita”. Cosi il professor Boas Erez, ex rettore dell’Usi, docente di matematica, politico e da poco tempo cristiano.

Figura che stride con il detto “Non c’è più religione”, specialmente in Svizzera (dove di religione ce ne è sempre meno). Lo dimostrano i dati dell’Ufficio federale di statistica: nel 2022 la popolazione senza appartenenza religiosa è diventata il gruppo più numeroso della Svizzera. Con il 34%, il numero di aconfessionali ha superato, per la prima volta, anche quello dei cattolici fermi al 32%.

Sono numeri che fanno riflettere ma c’è un fenomeno parallelo che sta accadendo nel Vecchio Continente: in Francia e in Belgio, in particolare, ma non nella cattolicissima in Italia, sono in costante aumento i Catecumeni, ovvero degli adulti che si apprestano al percorso che li porterà al battesimo. I numeri? In Francia, per esempio, sono 12’000 gli adulti, o giovani adulti, che hanno ricevuto il Battesimo nella Veglia pasquale. In aumento, tra l’altro, coloro che provengono da famiglie senza alcuna tradizione religiosa.

Per dare un confronto, in Svizzera, i battesimi sono calati del 50% negli ultimi 25 anni. E quest’anno la Veglia pasquale nella Cattedrale di San Lorenzo, nella Diocesi di Lugano, ha registrato 4 catecumeni (3 ticinesi). Un cristianesimo che cambia dal basso con una maggiore consapevolezza e maturità nelle scelte. Lo sottilinea Boas Erez: “Riassunto breve di tutto il mio cammino è che io ho smesso di resistere. In un certo senso era qualcosa che è sempre stato lì, nella mia vita. Sarebbe stato a distanza molto ravvicinata se soltanto io avessi ascoltato o avessi fatto attenzione a quello che succedeva intorno a me”.

Boas Erez si apre per la prima volta, a Strada Regina, con un racconto privato, intimo: “Mio padre da giovane ha avuto un momento in cui è stato molto credente. Lui è nato in quello che adesso si chiama Israele, prima che fosse Israele, è venuto in Svizzera per fare gli studi e ha incontrato una donna, protestante. Al momento del matrimonio, mia madre si è convertita e poi, un po’ stranamente, forse perché era così anche nella tradizione ebraica è mia madre che si è occupata della nostra educazione spirituale. Però io ho sempre avuto l’impressione che lo facesse leggendo il manuale. Quindi una cosa che mi è sembrata un po’ astratta, forzata”. Poi gli studi scientifici, le domande sulla fede che non arrivano, gli incontri che fanno la differenza e il nuovo sguardo. Cosa ricorda di quando lo ha comunicato agli amici e del giorno del Battesimo? “Penso che nessuno se lo aspettasse. Gli amici ebrei, alcuni, si sono sentiti traditi e coloro che mi vogliono bene, quando hanno visto la tranquillità di questo mio passo mi hanno accompagnato e mi hanno sostenuto. E’ stato un giorno speciale in cui io in un certo senso ero anche un po’ imbarazzato per tutta l’attenzione della quale ho goduto. Mi sono sentito preso a carico e curato. In un certo senso qualcuno si è preso cura di me”.

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