Ha dedicato tutta la sua vita alla liberazione e alla felicità dell’essere umano, per renderlo consapevole delle sue infinite possibilità di sviluppo e aiutarlo così a riconoscere la felicità nella qualità della relazione con gli altri. In sostanza, ha trascorso tutta la sua esistenza a divulgare il contenuto di un’esperienza mistica travolgente, avvenuta dal 1947 al 1956, quando era bambina. Fu un’esperienza che la catapultò sulle pagine di tutti i principali giornali dell’epoca e che, insieme, la portò a incontrare grandi personaggi, teologi, politici e sacerdoti come Don Zeno, Padre Balducci, don Gianni Baget Bozzo, Jean Guitton, Salvator Dalì, Pier Paolo Pasolini e molti altri. Angela Volpini, classe 1940, da Santa Margherita di Staffora in provincia di Pavia, dove tuttora vive, non ha mai smesso di divulgare quanto ricevuto da colei che le si è presentata come Maria, la madre di Gesù, lavorando ogni giorno al tentativo di rendere più piena l’umanità, la soggettività di ognuno.
Nel 1958 Angela fondò il Centro culturale “Nova Cana”, luogo di confronto e di dialogo interculturale, per rendere realmente possibile il suo progetto, dedicandosi all’accoglienza e all’ascolto delle migliaia di persone che hanno visto in lei un riferimento sul piano umano e culturale. Lo scorso 10 febbraio (2024), al centro San fedele di Milano, ha organizzato un convengo dedicato proprio alla scoperta di “una nuova antropologia, l’incontro fra scienza e mistica”. Il tentativo è stato quello di dare vita a una sinergia proprio tra scienza e mistica, cercare così di offrire speranza al futuro e rendere possibile la continuità della vita sulla terra. Con Angela, in un teatro tutto esaurito, vi hanno partecipato il giornalista e filosofo Antonio Gnoli (come moderatore), don Roberto Rondanina (docente di filosofia teoretica e filosofia della religione con la relazione “Dallo smarrimento alle opportunità”), il filosofo Roberto Mancini (che ha sviluppato il tema “Nuova antropologia e sintonia con la vita”), il fisico, inventore e imprenditore Federico Faggin (che a lungo ha studiato la correlazione fra intelligenza artificiale e coscienza) e il sociologo Giovanni Prestini.
QUI DI SEGUITO L’INTERVENTO DI ANGELA VOLPINI
Guardare questa umanità sofferente e infelice è stato sempre il mio più grande dolore, e questo dolore è riuscito qualche volta anche a farmi dimenticare la gioia che mi dà la coscienza di esserci. Se il più grande dolore è stato ed è la sofferenza del mondo, il mio più grande desiderio è stato ed è come trasmettere la gioia che provo nell’essere cosciente di esistere nel mio tempo e nella mia soggettività affinché tutte le persone apprendano a vivere la medesima esperienza di gioia e di pienezza di umanità.
Questa gioia di esserci è stato il dono di una meravigliosa creatura che mi ha permesso di rispecchiarmi in lei e di riconoscere la mia natura non diversa dalla sua, e che io ho riconosciuto come Maria madre di Gesù. Le sue prime parole sono state: “Sono venuta a insegnarvi la via della felicità sulla terra!” Lei è venuta a visitarmi per dirmi come diventare più umani facendomi conoscere il suo processo di umanizzazione
La ricerca di come trasmettere quello che avevo compreso è durata tutta la mia vita cosciente e cioè dai sette anni a quelli che ho ora, che sono 83.
Quella meravigliosa creatura che mi ha permesso di rispecchiarmi in lei e di riconoscere che la mia natura non era diversa dalla sua, non mi ha però insegnato come fare a comunicarlo. Ho dovuto scoprirlo da sola!
E ho cominciato con il tentativo di spiegare con le parole l’esperienza che avevo avuto di me nella relazione con questa altra creatura che mi permetteva di riconoscermi nella mia soggettività e nella storia di tutta l’umanità, fino alla pienezza che era testimoniata dalla sua presenza e dalla sua piena realizzazione.
Una sensazione esaltante, di gioia sconfinata e di amore che sorgeva dal mio essere senza limiti, un essere in cui mi identificavo sempre di più.
Avevo capito che l’esperienza era stata solo mia, ma che ciò che avevo capito io lo potevano comprendere tutti. Nella persona realizzata, piena, felice di Maria ho visto l’umanità realizzata, ciò che ogni persona, poteva diventare. Ciò che era stato possibile per Maria, lo è per me, lo è per voi, lo è per ogni uomo e ogni donna, in quanto possibilità della natura umana stessa.
I miei contemporanei, coloro con cui entravo in contatto, non capivano tutto questo. Come era possibile che non comprendessero la loro stessa natura, l’esperienza della loro unicità originale? Per me diventava sempre più difficile comunicare con loro. Visto che le parole non erano sufficienti a trasmettere la mia gioia di esserci, ho incominciato a osservarli nei loro comportamenti ma soprattutto nei loro desideri e speranze.
A poco a poco comprendevo che quello che per me era una realtà originata dalla scelta di riconoscermi nella distinzione e contemporaneamente nella comunicazione con la creatura che mi aveva visitato, per loro, i miei contemporanei, era solo la speranza di trovare il senso della loro vita, ma non il gusto di esserci cominciando a riconoscere il proprio corpo, la presenza degli altri e la voglia di mettersi in relazione per gustare assieme la meraviglia della vita.
Avevo trovato il nesso fra la mia vita con l’esperienza di relazione vissuta con Maria e tutta l’umanità: contemporanea, passata e futura. Nel desiderio e nella speranza di trovare il senso della propria vita c’erano tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso. Questo ha generato in me un amore così grande verso l’umanità da decidermi di prendere l’impegno di usare ogni minuto della mia vita per testimoniare che ciò che gli esseri umani desiderano e sperano, è la loro possibilità.
Possono farlo accadere! Possono crearlo!
Ciò che noi possiamo fare sempre in ogni momento è dare senso alle nostre azioni e qualità al nostro essere soggettivi, liberi e creativi, e che nella misura in cui scegliamo di esserlo e di mantenersi in tale qualità creiamo noi stessi e tutta la storia dell’umanità con la stessa qualità dell’origine e scopriamo che è l’amore di un soggetto a generare vita. Vita soggettiva libera e creativa affinché la relazione fra queste soggettività continui a generare altra vita per poterla trasformare in storia degli esseri umani che scegliendo di essere se stessi e di donare la loro visione al mondo, collaborano alla crescita qualitativa di tutta l’umanità realizzando una storia di comunicazione e di coscientizzazione di tutto ciò che è, perché ciò che è, all’origine, è generato dal Creatore come possibilità di darsi la stessa qualità nella libertà.
È così che gli esseri umani possono, con la loro scelta, diventare creatori della qualità che vogliono darsi. È così che ho scoperto di essere nata dall’amore di una Persona che mi ha voluto, che ha pensato a me e a tutti i viventi di ogni tempo con lo stesso amore e ho anche scoperto che ogni essere umano poteva risalire alla propria origine attraverso il desiderio vissuto come nostalgia della pienezza come la creatura che avevo davanti mi stava testimoniando.
Noi abbiamo molte strade da poter percorrere ma quella che ci rende felici di essere noi è una sola: quella di darci la qualità d’amore dalla quale abbiamo origine.
Quello che io sentivo di poter essere mi veniva confermato dalla presenza di Maria che era divenuta la persona che lei aveva scelto di essere, e dalla sua testimonianza e dalla mia scelta di voler capire, io potevo conoscere le possibilità del mondo e “misurare” l’amore di Dio e comprendere che è la nostra libertà la misura del suo amore e che ogni amore non può che essere libero per poter creare la qualità che vogliamo.
Conoscendo le nostre possibilità e di riflesso l’amore di Dio come potevo sopportare l’infelicità, lo smarrimento, le sofferenze degli esseri umani? Non l’ho sopportato e non lo sopporterò mai! Non mi rassegnerò mai al pensiero che l’essere umano possa desiderare, possa sperare ma non possa realizzare!
“Non può creare perché i suoi limiti sono più forti delle sue possibilità!” Questa è la menzogna che gli umani si portano dietro da sempre anche se, per fortuna, questa menzogna non è riuscita a cancellare la nostalgia del possibile.
Oggi però abbiamo elementi che ci possono aiutare a capire la nostra grandezza e la nostra bontà. Se osserviamo gli altri non con il metro dell’insufficienza e della distanza da quello che dentro di noi vorremmo essere e avere, ma con il metro attento del desiderio, ci accorgeremmo che nessuno è contento di come vanno le cose comuni, quelle che coinvolgono tutti. Le critichiamo perché non corrispondono alla misura di bene e di giustizia che abbiamo dentro noi. Infatti, noi abbiamo la misura di ciò che è bene per l’essere umano. Questo ci conferma il livello di consapevolezza che abbiamo raggiunto ed è da qui che dobbiamo partire per creare un nuovo tipo di società che riconosca a ogni essere umano il valore e la possibilità.
Non volevo raccontare la mia storia perché so che ogni esperienza è soggettiva ma non ho trovato altro punto di forza se non l’esperienza del vissuto che in questo caso è il mio.
Certo, eccezionalmente, con l’aiuto di una testimone formidabile io ho riconosciuto che ciò che mi veniva fatto conoscere era già mio perché apparteneva alla comune natura umana. L’esperienza è diversa, soggettiva, ma l’informazione è la medesima.
Con questo aiuto ho potuto vedere da dove partire, ed è stato tanto bello perché ho visto e compreso che bastava riconoscere il desiderio d’amore, di tutto abbracciare e identificarmi in esso per incominciare a sentire che io esistevo e potevo relazionarmi con tutto quello che non era me.
Questo mi permetteva di dare una risposta a quell’ansia ed esigenza d’amore che chiedeva di divenire il senso della mia esistenza e ho capito che la via della felicità è essere noi stessi e scegliere di amare.
Ho compreso che noi esistiamo per amore e solo per amore di Dio e di tutta l’umanità che ci ha preceduto ma se noi non scegliamo di essere quello che sentiamo di poter essere per essere felici non nasciamo realmente al mondo, restiamo nella possibilità ma non nella realtà. Solo la nostra scelta di dare forma ed esistenza a quello che intuiamo essere la nostra pienezza ci fa nascere come concreatori di noi stessi e del mondo.
Tutto ciò che vi sto dicendo è la nostra possibilità se scegliamo di essere noi stessi e mettiamo in atto la dinamica delle possibilità anziché quella dei limiti che generano paura, frustrazione e infelicità, ci fanno smarrire la direzione della pienezza e ci impediscono di gustare la nostra esistenza.
Identificarci con il limite è una scelta, non una condizione come è una scelta identificarci con la pienezza e la felicità. Voglio dire che la nostra condizione è sempre la libertà di darci la qualità e i fini che vogliamo e la creatività accompagna sempre l’essere umano nella sua storia per realizzare quei fini e quella qualità.
Con questa prospettiva possiamo vedere che quello che consideriamo limiti in realtà sono le possibilità di esercitare la nostra capacità creativa per cambiare il mondo, farlo omogeneo ai nostri desideri di felicità. Consideriamo limiti quello che non c’è ancora ma che sentiamo necessario per essere felici. E non c’è ancora perché siamo noi che dobbiamo crearlo per sperimentare la nostra capacità creativa che è parte del senso che possiamo dare alla nostra esistenza.
Abbiamo veramente tutto quello che ci serve per autocrearci e ricreare il mondo se finalmente prendiamo in considerazione quello che avviene dentro di noi. Ci sentiamo adatti solo alla felicità e alla pienezza che è piena coscienza di esserci e piena capacità di darci quello che crediamo necessario a questa felicità. La realtà che ci ospita non è omogenea alla nostra vocazione di felicità; perciò la individuiamo come il nostro limite, come la prigione che ci impedisce di vivere come sentiamo nostro desiderio e anziché identificarci in questo desiderio, ci identifichiamo con la nostra prigione. Non capiamo che questa prigione che è la realtà è anche la possibilità dell’esercizio della nostra libertà e creatività che fanno parte del senso dell’esistenza insieme alla scelta della qualità che vogliamo dare alla nostra vita.
È un’altra lettura che dobbiamo dare sia alla vita, sia al mondo che all’universo intero. Siamo creatori con il Creatore e il senso della nostra esistenza è la relazione amorosa con tutto quel che c’è cominciando dalla nostra origine e dalla storia di una umanità che nonostante tutto ha conservato l’amore come suo senso ed è arrivata alla coscienza, punto necessario per fare le scelte all’altezza della dignità che ci è stata offerta e che abbiamo dolorosamente conquistato.
L’umanità di oggi non può permettersi di azzerare la fatica e la speranza di una storia di milioni di anni. Siamo arrivati al punto in cui possiamo scegliere consapevolmente il nostro futuro. E non è neppure necessario che tutti abbiano la stessa consapevolezza per incominciare: è sufficiente che chi ha capito abbia il coraggio di manifestarlo e di non lasciarsi più schiacciare dai limiti e dalla paura di coloro che non sanno leggere gli avanzamenti dell’umanità.
È il momento, per tutti coloro che si sono riconosciuti nel desiderio di amore, di rifiutare categoricamente l’immagine atavica che abbiamo di noi: poveri esseri che desiderano il bene ma che sono solo capaci di fare il male.
Questa è la menzogna più terribile che abbiamo elaborato e sopportato. Nessuno può più accettarla perché siamo arrivati a intuire che l’essere umano è ben di più dell’immagine che abbiamo culturalmente accettato di noi. L’essere umano è bellezza, amore, creatività, libertà!
Diamoci almeno l’impegno di non accettare più quell’immagine di noi che mortifica tutti gli sforzi creativi che l’umanità ha fatto per arrivare dove siamo e cioè alla coscienza. Dobbiamo riscrivere la storia dell’umanità e anche se ci sono state cose di cui vergognarci, ci sono però tanti apporti meravigliosi che dimostrano l’amore, la creatività, la speranza ma soprattutto la direzione del cammino dell’umanità.
Un cammino che cerca sempre di superare i limiti che incontra avendo di mira la felicità per tutti. Una umanità che non rinuncia mai all’amore, alla compassione, alla solidarietà. Una umanità che si identifica con la parte migliore di sé, che non ha più paura di amare né di coinvolgersi nei drammi della storia perché sa di poter contare sul desiderio di felicità di tutti. Una umanità che è capace di vedere sempre il nucleo della persona nel suo desiderio d’amore e oggi sappiamo che la nostra vocazione e possibilità è quella di realizzare noi stessi e il mondo che vogliamo.
La nuova antropologia può partire dal nostro desiderio d’amore identificandolo come nostra origine e fine e vivere questo desiderio comune come possibilità di comunicare la ricchezza della nostra soggettività.
Io posso solo testimoniare che gli esseri umani sono migliori di quello che ci appare e che la possibilità di una vita di relazioni fonte di felicità è possibile e necessaria in questo tragico momento storico di cui abbiamo la responsabilità.
La mia proposta è di abbandonare la dipendenza da tutti i riferimenti esterni per riferirci ai desideri, alle esigenze e alle speranze della nostra originale soggettività e della comune umanità.
Basta ascoltarci e ascoltare ciò che vogliamo veramente, per progettare e costruire insieme il futuro!
Coraggio! Ce la possiamo fare!