60 anni fa, nel 1964, il teologo protestante tedesco Jürgen Moltmann, che lo scorso 8 aprile ha compiuto 98 anni, dava alle stampe il suo primo volume: “Teologia della Speranza”. Nell’arco della sua vita ha scritto molti altri libri, dando un contributo significativo alla riflessione teologica contemporanea.
La sua prima pubblicazione è oggi un “classico” della teologia impegnata, o teologia politica, frutto di un incontro con il filosofo neomarxista Ernst Bloch.
Moltmann si converte al protestantesimo giovanissimo, dopo il 1945, quando entra da soldato tedesco in un campo di prigionia. La sua esperienza durante la guerra segnerà anche il suo modo di “teologare”: il cristianesimo è allora un’energia per ripartire, laddove la speranza è una “categoria dello spirito” e non un ottimismo gratuito o semplice augurio della buona fortuna.
In che termini però, alla luce del momento storico che stiamo attraversando, questo libro va storicizzato? Ne parliamo con il pastore valdese Fulvio Ferrario, docente di teologia sistematica alla Facoltà valdese di teologia di Roma, che definisce quel primo testo di Moltmann “un grido di battaglia per la trasformazione delle nostre società”. Con lui cerchiamo di capire se quel pensiero teologico è valido ancora oggi, ma soprattutto cosa intende Moltmann quando parla di “speranza cristiana”.