Noëmi Lerch è scrittrice e contadina. Classe 1987, nata a Baden, a studi in letteratura tedesca a Losanna. Dopo gli studi ha alternato la scrittura al lavoro, durante la stagione estiva, in un alpeggio della valle dell’Albula. Da una decina d’anni ha scelto di stabilirsi ad Aquila, in Valle di Blenio e sta seguendo una formazione agraria
A proposito della sua infanzia racconta che “non era molto diversa da ora. Mia mamma era veterinaria, gli animali mi hanno accompagnato sin da piccolissima. Mia nonna aveva una casa in Val di Blenio dove ho imparato a fare il formaggio e ho iniziato a lavorare nelle alpi “.
Michele Realini l’ha intervistata in occasione dell’uscita del suo romanzo “Gritt e le sue figlie”, edito da Casagrande. Un libro che racconta di complicate relazioni famigliari. Al centro della narrazione ci sono Grit e la figlia Wanda: la prima è una donna che sfida le convenzioni, cercando di liberarsi dai tradizionali ruoli di madre e moglie. Lascia la fattoria dove vive con la famiglia, per inquietudine, per sfuggire a un malessere, per diventare qualcos’altro.
Wanda resta nella fattoria e poco a poco diventa il perno intorno a cui si muovono i suoi famigliari: la sorella Iwa, il compagno Gunnar e soprattutto la madre, Grit, che ricompare dopo anni di assenza e si sistema precariamente nella veranda della figlia.
Le due tacciono, lavorano, accudiscono i bambini. Giorno dopo giorno, dai loro silenzi riaffiorano le vicende della famiglia, tra affetti e conflitti, tensioni e segreti; vicende che trovano un’eco nelle leggende tramandate nel villaggio, come se Grit e le sue figlie non facessero che portare avanti una lunga storia collettiva. La narrazione spazia tra la vita adulta delle protagoniste e i ricordi della loro infanzia, creando un intreccio dinamico tra presente e passato.
La natura e la vita rurale: temi cari alla scrittrice
Noëmi Lerch, con uno stile realistico ma allo stesso tempo onirico, esplora il mondo rurale e la fatica del lavoro in montagna. Un tema a lei particolarmente caro, che aveva già raccontato ne “La contadina”, Premio svizzero di Letteratura 2020, e in “Benvenuti nella valle delle lacrime”.
La vita in montagna è dura, faticosa. È molto facile perdersi, in tanti sensi. Servono calma e pazienza. È sicuramente un’esperienza che costringe a chiederci chi siamo e da cosa, o da chi, dipendiamo. Bisogna imparare a gestire il silenzio, a dirsi tanto con poche parole e a stare insieme, semplicemente.
Attraverso la sua scrittura, Noëmi Lerch mette in luce la forza della natura e la quiete della montagna, sottolineando nel medesimo tempo la durezza e la fatica del lavoro nell’alpe.
Di animali magici e dolorose assenze
Alice 18.05.2024, 14:35
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