Letteratura

Streghe, sante e briganti

“Le ammaliatrici” di Carlo Silini è un’appassionante avventura nella storia della stregoneria a cavallo tra Medioevo ed Età Moderna

  • Ieri, 09:00
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Carlo Silini

  • Foto: Fiorenzo Maffi
Di: Marco Alloni

Siamo nel 1600, in quel fazzoletto di terra che unisce il nord della Lombardia al Canton Ticino. Il Medioevo non ha ancora pronunciato la sua ultima parola: streghe o presunte tali, maghi o magi, sedicenti guaritori e prelati, pazzi e banditi, vagabondi e prostitute, adepti della Santa Inquisizione e suore, fuggitivi e sacerdoti di un clero trasversalmente corrotto imperversano come ai tempi del peggiore oscurantismo.

Non siamo però tra le pagine di Umberto Eco, le cui risonanze pure aleggiano qua e là lungo il libro, bensì nel romanzo Le ammaliatrici di Carlo Silini, che tra i propri meriti vanta una prosa abilmente sospesa tra il favolistico e il paradossale, il picaresco e il donchisciottesco, il cui effetto immediato è a sua volta... ammaliatore.

La vicenda principale del romanzo, a cui se ne intrecciano decine di altre, vede protagonisti l’ossessionato inquisitore Ciceri e quella che viene designata come Maddalena de Buziis, una strega scampata fortunosamente al rogo ma assurta poi in pochi anni, presso vaste frange della popolazione, a santa e icona del bene. Braccata tenacemente dal Ciceri, la “vipera bianca” riesce sempre avventurosamente a defilarsi e a mettersi al riparo dai propri persecutori, con colpi di scena che si susseguono lungo tutto il racconto.

La ragazza non è tuttavia solo simbolo di questa curiosa prossimità tra stregoneria (da donna maliarda) e santità (da donna eletta), ma anche emblema storico di quello che potremmo definire il passaggio finale dal Medioevo all’Età Moderna. Al di là e al di sopra della vicenda narrata aleggia infatti sempre la trasformazione in corso presso la Chiesa cattolica romana, che da Roma ha cominciato a dare disposizioni contro inquisitori e cacciatori di streghe affinché tali pratiche vengano definitivamente abbandonate.

Ma il Ciceri si ribella, non demorde, insiste nel suo afflato inquisitorio e, contro le disposizioni del Vaticano, ribadisce le proprie convinzioni: se la Chiesa si arrende alla volontà del Demonio, Dio non trionferà mai sui suoi adepti. E a partire dalle streghe e dai negromanti, precipiterà nella volontà dei dannati.

Le ammaliatrici è dunque a un tempo un romanzo di finzione, rocambolesco e a suo modo rabelesiano, e un affresco storico. Non molto diversamente, in un certo senso, da quel capolavoro che fu La guerra della fine del mondo di Mario Vargas Llosa, in cui – riprendendo cronache reali dal libro I Lusiadi di Camôes – i primi soprassalti della Repubblica brasiliana si scontrarono con le resistenze dell’antica cultura tradizionale monarchica. Ma Silini non inserisce mai in modo forzato o arbitrario il dato storico in quello narrativo: i piani sono sempre intimamente legati e la prosa li armonizza con precisa sapienza autorale.

Scritto in una prosa calibrata e vibrante di immagini, di invenzioni linguistiche curate ed efficaci, Le ammaliatrici richiede nondimeno una lettura sorvegliata, scrupolosa, poiché i tanti intrecci, i non pochi salti temporali e i serrati cambiamenti di scena sono tali da presupporre un’attenzione vigile e a suo modo “cartografica”. A chi volesse addentrarsi in questo labirintico racconto è dunque in primo luogo necessario individuare fin dai primissimi capitoli il centro dell’azione e i personaggi-chiave che la accompagnano. Dopodiché il libro lo trascinerà con sé e non lo abbandonerà fino alla fine.

Polifonico ritratto del XVII secolo prealpino, Le ammaliatrici rientra a pieno titolo nel grande filone picaresco che da Cervantes giunge fino a Garcia Marquez e al nostro Moresco. E all’insegna della suspence ci accompagna dalla prima all’ultima pagina in un percorso di vicende e “sottostorie” in cui nessun personaggio viene lasciato a se stesso: rivelandoci come il contesto culturale che permea il modus pensandi e i comportamenti delle persone possa spesso essere così pervasivo da annientare ogni razionalità.

Quella stessa razionalità, tuttavia, che sul proprio cammino ha sacrificato il valore irrinunciabile, appunto ammaliatore, dell’irrazionalità e della divinazione, alle quali questo romanzo sembra in fondo rendere il proprio nostalgico tributo.  

Le ammaliatrici di Carlo Silini

Geronimo 26.01.2022, 11:35

  • gabrielecapellieditore.com

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