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Amelia, il nuovo album di Laurie Anderson

Dedicato all’ultimo viaggio di una leggendaria aviatrice americana, Amelia Earhart, che si inabissò nel Pacifico mentre stava completando il giro del mondo

  • 5 settembre, 10:13
  • 5 settembre, 10:16

“Amelia”

La Recensione 04.09.2024, 10:35

  • nonesuch.com
Di: Riccardo Bertoncelli

           Laurie Anderson ha un album nuovo in uscita, a sei anni dall’ultimo Landfall, un “audiodramma”, possiamo chiamarlo così, dedicato all’ultimo viaggio di una leggendaria aviatrice americana, Amelia Earhart, che si inabissò con il suo aereo nell’oceano Pacifico mentre stava completando un audacissimo giro del mondo, il primo di quel genere. Era il 2 luglio 1937. Amelia Erahart era popolarissima per le sue imprese, prima donna ad avere attraversato l’Atlantico sulle orme di Charles Lindbergh, prima donna ad avere sorvolato tutti gli Stati Uniti senza scalo e prima aviatrice ad affrontare l’oceano Pacifico, dalla California a Honolulu. La chiamavano Lady Lindy, lei non rifuggiva la notorietà, anzi, amava comunicare e mettersi in primo piano. Laurie Anderson la vede come una proto blogger dei suoi tempi e non nasconde di essere stata attratta dalla sua figura anche come pioniera dell’emancipazione femminile, in giorni come i nostri in cui pare che le lancette del tempo sull’argomento si stiano spostando indietro e non avanti.

       La figura di Amelia Earhart ha ispirato vari musicisti nel corso del tempo. Famosissima la ballata di Joni Mitchell su Hejira, appunto Amelia, ma fra i tanti anche Donna Summer la cita in una sua canzone e in lingua italiana c’è un bel pezzo di Antonella Ruggiero, L’aviatrice, in cui si celebra la sua figura. Senza dimenticare che nel 1972 un egregio folksinger britannico, Ian Matthews, le dedicò un intero album con il suo gruppo di allora, Plainsong, album che intitolò In Search Of Amelia Earhart.

       In questo Amelia Laurie Anderson racconta l’ultimo viaggio della leggendaria aviatrice, il visionario sogno di attraversare il globo da ovest a est con il navigatore Peter Noonan a bordo di un aereo costruito appositamente per lei dalla Lockheed, con un enorme serbatoio per le grandi distanze da percorrere. Il viaggio si conclude tragicamente, dopo 35mila delle 46mila miglia da percorrere. Da Miami Amelia è arrivata in Nuova Guinea dopo aver toccato Brasile, Sudan, Pakistan, Thailandia, e da lì dovrebbe atterrare su un minuscolo atollo del Pacifico, Howland Island. Non ci arriverà mai, non riuscirà a comunicare via radio con la nave appoggio e con ogni probabilità si inabisserà nel Pacifico. “Con ogni probabilità” perché il relitto e i corpi non sono mai stati trovati, nonostante imponenti ricerche. Proprio per questo sul suo conto sono fiorite varie leggende – già negli anni’ 30 esistevano dietrologhi e negazionisti. Secondo alcune tesi, Earhart sarebbe atterrata su un altro atollo, presa prigioniera dai giapponesi e morta per dissenteria. Secondo la tesi più audace, sarebbe invece sopravvissuta e tornata negli Stati Uniti in incognito, vivendo ancora a lungo.

       Laurie Anderson ha diviso la storia in 22 brevi quadri connessi fra loro e composto l’opera come un vibrante continuum, raccontando più che cantando, alla sua accattivante maniera, con l’appoggio dell’orchestra filarmonica di Brno diretta da Dennis Russell Davies e una stringata band con la voce di Anohni e percussioni, la viola sua e quella di Martha Mooke, il basso di Tony Scherr, la chitarra di Marc Ribot. Del testo dice che sono “parole ispirate ai suoi diari di pilota, ai telegrammi che scrisse al marito e alla mia idea di ciò che una donna che vola intorno al mondo potrebbe pensare”.

       Una curiosità. Anderson aveva presentato una prima versione dell’opera già nel 2000, alla Carnegie Hall di New York, ma la serata si era risolta in un “disastro ferroviario”, per usare le sue parole. Non si è depressa però, ha continuato a lavorarci e ha trovato negli anni scorsi la chiave giusta con la filarmonica di Brno e Dennis Russell Davies.

       Da tempo Laurie Anderson lavora su temi di volo e di spazio, dal 2002 è resident artist presso la Nasa. Con l’ artista multimediale Hsin-Chien Huang ha curato una installazione in realtà virtuale chiamata To The Moon. Recentemente ha ricevuto la medaglia Stephen Hawking per la sua opera di divulgazione scientifica e l’ International Astronomical Union ha battezzato in suo onore l’Asteroide 270588 con il nome di Laurieanderson.

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