«Mi è sempre piaciuto il personaggio di Lucy nella canzone Lucy in the Sky with Diamonds, dei Beatles, che si ritrova nel suo mondo di sogno e allo stesso tempo di quotidianità. Contiene un po’ di quella magia e di quel surrealismo di tutti i giorni che mi piace e che ricerco nella mia musica e nei miei testi». Dopo un primo, veloce ascolto, approfondiamo il nuovo disco di Luce (si pronuncia Lus), vero nome Tiziana Greco. Ritratta in foto in monopattino e con gli stivali da cowboy: una delle tante belle immagini che ce la riconsegnano nella sua nuova veste musicale.
Il secondo album della musicista e cantautrice lucernese s’intitola Blue Star Soft Eyes (2024, Red Brick Records). Un titolo criptico, che lei spiega così: «Credo che per me rappresenti uno stato d’animo. Una stella, il colore blu per me rappresentano l’inizio di qualcosa di nuovo. Mentre gli occhi dolci simboleggiano un inizio che dovrebbe essere soave o carico di fiducia. Un disco che dovrebbe emozionare ma che non lo fa mettendo pressione». È una metamorfosi radicale che l’ha spostata dai tasti alle corde, dal solo alle band, trasformando un suono elettronico, sperimentale ed etereo, in un mélange acustico elettrico e organico influenzato dall’indie degli anni Novanta.
Delicata e attenta, Luce, che parla di trasformazione interiore, ci ricorda che ogni volta che diciamo addio, gettiamo le basi per un ricongiungimento. In questa nuova versione di sé stessa, dove la chitarra è centrale, scandaglia la strada che, dal buio degli stati d’animo, riporta in superficie. Dal letargo all’entusiasmo per la vita. Alla luce, appunto.