La disumanizzazione del nemico non è una reazione improvvisa, ma una strategia pianificata.
Privare l’avversario di quei connotati che ce lo farebbero sentire simile, esiste da sempre ed è una parte fondamentale della costruzione del concetto stesso di nemico. Ma solo nel 20.º e XXI secolo questo processo si è sistematizzato, è diventato scientifico, in particolare con il nazismo, ma anche con la sistematizzazione della propaganda razziale, ideologica, religiosa e con l’uso retorico della comunicazione di massa. Oggi in Medio Oriente è innegabile che siamo di fronte a un laboratorio di disumanizzazione di grande complessità. Su questo tema abbiamo interrogato Laura Silvia Battaglia, giornalista, corrispondente, documentarista, scrittrice, autrice di reportage in Libano, Israele, Palestina, Gaza, Afghanistan, Kosovo, Egitto, Tunisia.
In questo momento penso sia fondamentale concentrarsi su questo fenomeno, che naturalmente è comune a tutte le guerre, fa parte del processo necessario a creare un clima di guerra per fare in modo che i soldati si sacrifichino, che i miliziani si sacrifichino. È una cosa che vediamo sistematicamente da millenni. Diciamo che qui il tema è assolutamente calzante per diversi motivi. Innanzitutto siamo di fronte a una realtà in cui per anni, per motivi differenti, entrambe queste società, entrambi i giovani di questa società sono stati abituati a percepire l’altro come diverso, non uguale in termini di umanità, come un pericolo, come una minaccia, come un elemento da ignorare, da dimenticare, da pensare che non esista.
e Marcello Flores d’Arcais, storico studioso di genocidio, docente di Storia comparata e Storia dei diritti umani all’Università di Siena, dove dirige il Master europeo in Human Rights and Genocide Studies.
Questa disumanizzazione c’è sempre stata nella storia. Possiamo dire che c’è stata solo una piccola finestra, dalla metà dell’Ottocento alla fine del Novecento, in cui l’idea di umanizzare il nemico è riuscita, se non a prevalere comunque a offrire una serie di strumenti giuridici, ma anche militari, ecc. A partire dalla seconda guerra mondiale si assiste a una spinta terrificante di disumanizzazione apportata dal nazismo e dalle guerre successive che hanno incrementato questo carattere. Pensiamo alla guerra nel Vietnam che per la mia generazione è stato un momento estremamente importante di consapevolezza: il massacro della popolazione del nord con i bombardamenti con il napalm era qualche cosa che appunto aveva come idea che il nemico andava comunque distrutto chiunque esso fosse. Questo aspetto lo si vede ancora oggi a Gaza, grazie all’informazione e ai racconti scavati nelle vicende anche individuali. Ma è lo stesso che è accaduto in Siria e che è accaduto in altre parti del mondo dove ci sono state ugualmente centinaia di migliaia di vittime.
Qui di seguito l’intervista integrale.
Disumanizzare uccide
Alphaville 07.10.2024, 12:35
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