Prima del 15 gennaio 1924 il radiodramma non esisteva. Poi, alle 19.30, andò in onda, alla BBC, Danger.
L’annunciatrice chiese di spegnere le luci, di chiudere le imposte, di cercare di stare al buio. Perché quel che avrebbero ascoltato… era qualcosa di straordinario. Qualcosa che se messo in scena a teatro avrebbe avuto bisogno di un palco non illuminato. Si sarebbero sentite solo le voci. Prima di quel momento nessuno aveva tentato un esperimento del genere. Un testo senza narratore… Solo dialoghi!
L’autore? Un ventiquattrenne inglese, Richard Hughes. La trama? In una miniera si spengono le luci, tre visitatori cercano di capire cosa accade. Poi crolli e l’acqua inizia a salire…
In realtà l’impresa fu complicata. Lo stesso Hughes si ritrovò a non avere idee su come avrebbe potuto realizzare gli effetti sonori in diretta.
Ci voleva fantasia. Per simulare l’effetto voci in miniera infilarono le teste degli attori in cilindri di cartone. Come far sentire un coro di minatori da lontano? Li misero fuori dallo studio e chiudendo e aprendo le porte simularono assolvenze e dissolvenze. Un’esplosione? Una borsa di carta.
90 anni di radio (1)
RSI Cultura 09.01.2024, 14:13
Ora tutto questo può fare sognare, o sorridere. In realtà ancora oggi quando si registra è la fantasia a farla da padrona. Negli anni, allo Studio 4 della RSI a Besso, ci siamo ritrovati a far esplodere piattaforme petrolifere, ci siamo persi nello spazio, abbiamo combattuto battaglie e viaggiato in ogni parte del mondo reale e immaginifico. La fantasia è una componente indispensabile per realizzare le nostre audiofiction. Un grizzly che gratta a una porta? Si parte dai rebbi di una forchetta su legno. Una mattanza di leoni marini? Tappeti inzuppati e bastoni con stracci umidi. Tappeto di foglie di bosco autunnale? Vecchi nastri magnetici da calpestare. E così via.
90 anni di radio (2)
RSI Cultura 09.01.2024, 14:23
E tutto è partito da Danger, 1924. Ma cosa è successo in 100 anni? Ne parlo con Tiziano Bonini, professore associato in Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell’Università di Siena. Si occupa di radio, social media, cultura digitale ed economia politica delle piattaforme digitali. E autore della Chimica della radio. Storia dei generi dello spettacolo radiofonico (Doppiozero, 2013)
Cosa rappresenta Danger?
È la stele di rosetta del radiodramma. È il testimone di un momento importantissimo nella storia della radio e dei media in generale: la sperimentazione per la prima volta di un linguaggio nuovo, di un nuovo modo di raccontare storie. Non è teatro, non è letteratura, è la rimediazione di tutto questo, con mezzi di fortuna e moltissima creatività
Com’è invecchiato il radiodramma?
Male, in generale. Non solo per colpa sua, ma perché intorno è cambiato il mondo dei media. L’epoca d’oro dei radiodrammi è accaduta quando queste storie di finzione potevano essere ascoltate solo alla radio. Poi è un genere che costa moltissimo produrre, e si produce solo all’interno di alcune (poche) grandi aziende di servizio pubblico, quindi c’è poca abitudine ormai all’ascolto di questo genere. Poi perché la finzione è ovunque, i fruitori di storie di finzione mediate da tecnologie hanno raggiunto una grande maturità e competenza, grazie al cinema e alle serie tv, quindi fanno fatica ad adattarsi a questo genere di finzione. Anche nella versione podcast, esistono solo pochi esempi di radiodrammi di successo. Questo è anche dovuto alla mancanza di creatività (e investimenti) degli autori, che spesso sono molto limitati dalla loro preparazione teatrale ma non radiofonica. Si è sperimentato molto di più negli anni ‘70 che oggi. Manca una tradizione, che resiste solo in alcune aziende di servizio pubblico, come la Radio Svizzera Italiana.
Quanto c’è di quello spirito pionieristico nei prodotti contemporanei?
Molto poco. Bisogna anche dire che sarebbe impossibile mantenere quello spirito. I pionieri sono anche favoriti dal momento storico. Una volta che sei stato il primo a sperimentare il radiodramma, tutti quelli dopo di te saranno solo secondi e terzi. E’ semplicemente finita l’epoca pionieristica del radiodramma. Ora magari si sperimenta un po’ con la tecnologia, tipo il binaurale, ma, per ragioni di costi, si registra ancora troppo in studio. Penso invece che i lavori del regista Sergio Ferrentino siano tutti a loro modo sperimentali, nei metodi e nel tentativo di registrare le scene in luoghi naturali, fuori dallo studio.
Podcast vs radiodramma?
I podcast sono il regno della voce e c’è spazio anche per il radiodramma. Rimane un genere di nicchia, però c’è un pubblico per il radiodramma in podcast. Non c’è un dualismo, anzi i podcast possono dare una vita più lunga ai radiodrammi prodotti dalle radio pubbliche, e viceversa: le radio pubbliche possono produrre audiodrammi per il digitale, prima che per le loro frequenze.
È l’epoca d’oro dell’audio?
Sì, dell’audio nelle sue tante forme, dall’audio di Whatsapp al podcast e gli audiolibri. Si sono moltiplicati i media attraverso i quali è possibile ascoltare facilmente una storia vera o di finzione attraverso i suoni e basta. E’ un momento di rinascita di arti e tecniche un po’ di nicchia, per anni confinate solo negli studi della radio pubblica.
Torniamo a Danger. Volevamo preparare qualcosa di speciale per questo straordinario centenario. E così ne proponiamo una versione particolare… In cento anni sono cambiate tante cose. Per chi racconta e chi usufruisce di storie audio è cambiata la recitazione e la tecnologia.
Abbiamo tradotto e leggermente adattato il testo originale. Poi… Fantasia per costruire un viaggio per le orecchie che risalisse il corso del tempo. Siamo partiti da una registrazione in mono, per passare allo stereo e finire con il binaurale (audio 3d). La recitazione degli attori è all’inizio molto classica, quasi datata, per poi velocizzarsi e diventare, nel finale, molto contemporanea. Anche le musiche sono pensate per risalire il tempo… Il risultato? Un viaggio sonoro da ascoltare “in cuffia”!
Questa è stata la nostra operazione Danger.
Cento anni dopo… Sempre qua!
Buon compleanno radiodramma!
E se potete… spegnete le luci!
90 anni di radio (3)
RSI Cultura 09.01.2024, 14:29