Il 9 ottobre del 1963, nella valle del Piave - in Veneto - morirono quasi 2’000 persone, 1’500 nel solo comune di Longarone. Alle 22:39 di quel giorno quasi 270 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal monte Toc, scivolando nel sottostante neo-bacino elettrico artificiale del Vajont e provocando un’onda che superò di 250 metri in altezza il coronamento della diga. L’acqua contenuta straripò, e si riversò a valle, radendo al suolo Longarone e diversi paesi limitrofi. La tragedia è nota come il “ Disastro del Vajont ”: una delle più spaventose catastrofi del Novecento, il secolo della modernità e della magnifiche sorti progressive. Secolo, che in questo come in altre spaventose tragedie, ha mostrato i suoi piedi d’argilla, il suo essere vittima di interessi economici e di onnipotenza scientista.
Il giorno dopo la tragedia
RSI Cultura 01.10.2013, 12:27
Una complessa rete di poteri economici e politici causarono questa catastrofe . L’area fu stravolta in modo drammatico da quanto avvenne quella notte. L’innesto di un sistema di infrastrutture idroelettriche fu presentato come alternativa economica a una crisi del mondo contadino che in realtà contribuì ad alimentare e annientare. La diga del Vajont da infrastruttura veicolo di modernità, rivolta al futuro, si trasformò così in infrastruttura monumentale e insensata, costruita a regola d’arte in un’area che non poteva ospitarla: l’ipertrofismo della modernità e il fallo del profitto si manifestariono qui in modo spaventoso ed emblematico.
Reportage a 50 anni dalla tragedia
RSI Cultura 09.10.2013, 12:18
Contenuto audio
Progettisti e dirigenti sapevano non solo della friabilità della montagna, ma anche che una frana era in corso. Guidati dall’interesse economico, indifferenti ai rischi che correvano e alla messa in pericolo di un’intera valle, occultarono la verità. Più che un disastro, il Vajont fu un crimine: tutti sapevano e nessuno fece niente. Nemmeno lo Stato che avrebbe dovuto controllare.
Il disastro del Vajont in immagini