Ambiente e consumi

World Vegan Day e come celebrarlo a tavola

Dal 1994 il 1 novembre si celebra la Giornata mondiale del veganesimo

  • 1 novembre 2023, 08:00
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Di: Redazione RSI Food

Ogni anno, il 1° novembre si celebra il World Vegan Day, una ricorrenza che vede i natali nel 1994 in Inghilterra, come evento per celebrare i 50 anni della Vegan Society e la coniazione del termine “vegan”. Negli anni sono state numerose le iniziative per rendere omaggio a questa giornata internazionale che si prefigge l’obiettivo di promuovere i benefici della filosofia vegana per salute e ambiente.

In Svizzera il 5% della popolazione è vegana: 1 persona su 20

Secondo uno studio dell’anno scorso condotto da Swissveg, in Svizzera ci sono 304’000 persone che seguono una dieta vegetariana e altre 42’000 sono vegane. Mentre trent’anni fa solo l’1,8% della popolazione residente in Svizzera di età superiore ai 14 anni affermava di non mangiare mai carne, oggi la proporzione è salita al 5%.
Swissveg, l’associazione che dal 1993 si occupa di promuovere la filosofia vegetariana in Svizzera, fa notare che se questo trend continuerà con la stessa proporzione, tra cinque anni una persona su dieci non mangerà più carne.

Un trend in crescita, dunque, anche grazie alla forte attenzione dei media alla tematica e la crescente offerta di alimenti alternativi a base vegetale che imitano carne, pesce e formaggio (come quelli stampati in 3D) o la conversione di produzioni agricole al mondo vegetale.

La produzione di ceci in Svizzera

Telegiornale 12.07.2023, 20:00

Veganesimo e la provocazione del “The Guardian”

È appurato che il nostro consumo di carne (e derivati) è responsabile di un quarto dell'inquinamento climatico di origine alimentare a causa di tutte le conseguenze legate alle pratiche degli allevamenti intensivi, ma attenzione a fare di tutta l’erba un fascio e soprattutto attenzione all’industria anche in campo vegetale. Siamo sicuri che il cibo precotto o i preparati industriali, benché privi di derivati animali siano più sostenibili di un buon formaggio locale che arriva da animali al pascolo o di un bel cestino di uova deposte da galline allevate all’aperto libere di razzolare ciò che trovano in natura?
Molti concordano sul fatto che gli attuali consumi di carne e prodotti animali non sono sostenibili chiamando a un potenziamento di una dieta a base vegetale, ma una dieta vegana è davvero la panacea di tutti i mali? La risposta è “nì”, soprattutto se la dieta in oggetto è fatta senza consapevolezza.

Qualche anno fa il quotidiano britannico “The Guardian” ha lanciato una provocazione titolando un editoriale: “Se vuoi salvare il mondo, il veganesimo non è la risposta”. L’autrice dell’articolo, la giornalista inglese Isabella Tree, spiegava come, secondo lei, bisognerebbe incoraggiare metodi di allevamento sostenibili (come quelli basati su sistemi di rotazione e tradizionali), anziché farsi sedurre da prodotti a base di soia, mais e cereali industriali.
Secondo la Tree, infatti, «Invece di demonizzare forme sostenibili di allevamento del bestiame che permettono di ripristinare la fertilità dei terreni e conservare la biodiversità, si dovrebbero mettere in discussione tutte quelle colture intensive che richiedono alti apporti di fertilizzanti, fungicidi, pesticidi ed erbicidi. Molto spesso – continua – si sente parlare dell’inquinamento legato all’allevamento e alla produzione di carne, mentre raramente di quello legato alle colture e monocolture intensive.»

Lunga vita alle scelte consapevoli e alle diete vegetali, così come alle iniziative che ne promuovono il consumo indirizzandosi anche a quelle persone che non hanno intenzione di diventare vegane ma vogliono dare un contributo all’ambiente adottando alternative vegetali per diminuire – non per forza di eliminare – l’uso di prodotti animali, scegliendo accuratamente la provenienza degli stessi qualora si decidesse di mantenerli nella propria dieta.

Modem Incontro: Lo chef Pietro Leemann

Modem 31.01.2023, 08:30

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I piatti vegani della tradizione

Sono tantissime le preparazioni della nostra cultura gastronomica basate su ingredienti vegetali, dato che la carne, storicamente, era una derrata costosa e scarseggiante: zuppe di cereali e legumi, sughi a base di conserve vegetali o passate di pomodoro per le nostre paste, minestroni, paste e fagioli, pasta e ceci, maluns, pizzoccheri, polenta e funghi, ma anche piatti tipici della dieta mediterranea come spaghetti pomodoro e basilico, l’intramontabile aglio, olio e peperoncino, pappa al pomodoro, farinate o pane e panelle siciliane, le ribollite toscane, per non parlare delle tante ricette che ci propone la cucina etnica, tra piatti mediorientali, indiani e asiatici: falafel, hummus, involtini primavera, samosa, zuppe di miso o ramen vegetali… Senza contare tutte le alternative fantasiose che si possono creare sostituendo la carne con vegetali o legumi come ceci o lenticchie, senza bisogno di ricorrere a cibi pronti e preconfezionati!

Insomma, bando ai surrogati e dedichiamoci ai fornelli!

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