È cosa risaputa che la settima arte e il cibo hanno un rapporto stretto, viscerale e indissolubile - sin dai tempi del muto - che va oltre il «Maccarone, m’hai provocato e io te distruggo» di Alberto Sordi in “Un americano a Roma”, o agli spaghetti in tasca di Totò in “Miseria e Nobiltà”, come abbiamo già raccontato nel nostro extra “Quando la settima arte parla di cibo: il cinema è gourmand”.
In occasione del compleanno di Tarantino – oggi 60enne – abbiamo pensato ai suoi film e, oltre alle scene splatter, musica, brevi dialoghi e pungenti battute, il cibo è di sicuro l’elemento caratterizzante delle sue pellicole: i suoi personaggi parlano di cibo, ordinano cibo, preparano cibo e, goduriosamente, lo mangiano.
Perchè? Quale simbolismo si nasconde dietro il cibo – esagerato e sfacciato – e nei film di Tarantino?
Abbiamo interpellato Alessandro Bertoglio, giornalista del Centro Competenza Cinema e Letteratura della RSI, per capire se e come il grande regista Quentin Tarantino unisce cibo e pellicola. Di sicuro è una questione ad alto tasso di colesterolo…
60 anni, il decimo film (sarà davvero l’ultimo?) in lavorazione: Quentin Tarantino ha attraversato gli ultimi 30 anni di storia del cinema da assoluto protagonista. Trasformando le sue manie in mode cult per i suoi fan. Hamburger e cornflake inclusi.
La storia recente ci insegna che il cinema in 3D funziona... ma solo se a girare il film è James Cameron che ha fatto miracoli per i due Avatar, poi ha speso cifre incredibili (pare 18 milioni di dollari: ci si potrebbero fare 25 buoni film) per dare profondità anche a Titanic.
Ho provato un paio di volte il 4DX: va bene la poltroncina che sballonzola (ma non è comodissima); vanno bene i getti d'acqua polverizzata spruzzati addosso; passino i lampi di luce che in realtà un po' disturbano. Ecco, se ne può fare a meno!
Però la prossima frontiera del cinema (e qualcuno a farlo ci sta provando) potrebbe essere l'odorama! Immaginatevi un film e nell'aria i profumi - solo quelli buoni, però - che rendono anche più stimolante la visione, cancellando il monotono e ormai incancellabile tanfo di fondo di olio dei popcorn.
Ecco, a queste condizioni, sarebbe incredibile poter rivedere (lo battezzo io OFX... Orodama Effectx) e riassaporare la filmografia di Quentin Tarantino.
Un panino al Big Kahuna
Il neo 60enne di Knoxville, Tennessee, non è solo un esperto di cinema di genere (soprattutto splatter, western e di arti marziali) di musica underground, di cultura pop ad ampio spettro. Ama, visceralmente, anche specifiche categorie di cibo. A cominciare dai cornflake, che nei suoi film (se la collocazione temporale lo permette) non mancano mai. E che spesso inventa: o meglio, una delle sue fisse è inventare le marche: che siano cereali, catene di hamburger o sigarette, poco importa. Un po' alla Renzo Arbore con il Cacao Meravigliao, qui lo stato dell'arte è il "Big Kahuna Burger". Dove si sfamano, tra una sigaretta e l'altra, i personaggi di almeno 5 suoi film.
Samuel L. Kackson in una scena di Pulp Fiction (1994) mentre “ruba” l’iconico hamburger Royale with cheese del Big Kahuna. Il cibo, in questa scena - come in tante altre occasioni nei film di Tarantino – vuole simboleggiare la supremazia, il potere di un personaggio rispetto a un altro, in modo irriverente e senza filtri.
Restando ai film-icona, Le Iene e Pulp Fiction iniziano in una tavola calda: parlando del vero significato di "Like a Virgin" di Madonna, prima di una rapina, o preparandosi a farne una agli esterrefatti frequentatori mattutini del locale. Insomma, il cibo è fondamentale. E per tornare all'assunto iniziale, immaginatevi l'inizio di uno dei due film citati, con l'aroma di colesterolo che si sparge per la sala... siano bacon, uova o hamburger, vien fame al solo pensiero.
Il culmine, ovviamente, arriverebbe con Bastardi senza gloria: "due strudel, un caffè e un bicchiere di latte", strudel da consumare solo con la giusta quantità di panna... sentite il profumo di cannella uscire da questa pagina?
Questo è lo strudel tratto da una scena – ad alta tensione – di “Bastardi senza gloria” (2009), diventata esempio di come Tarantino ami utilizzare il cibo nelle sue pellicole per sottolineare i giochi di potere tra i personaggi.
Il Royale with cheese (hamburger) di Pulp Fiction
Ma torniamo agli hamburger, che in ogni storia "made in USA" hanno un loro senso di esistere (chi di noi non ha provato l'ebbrezza, messo piede negli States, di provarne uno DOC?). Mangiarne uno è un rito, vero e proprio: Samuel L. Jackson lo addenta tenendo sollevato il mignolo della mano, manco fosse un tè alla presenza della Regina! E se il Big Kahuna non esiste, beh... McDonald's c'è ovunque. Anzi lo si usa realmente anche per redigere un rigoroso per quanto empirico indice economico sul costo della vita nei diversi paesi: visto che lo si fa ovunque nella stessa maniera, il prezzo di vendita indica abbastanza fedelmente il potere d'acquisto in quel dato luogo. Qui le "piccole differenze" si fanno importanti: come dimenticare la discussione fra Vincent Vega e Jules sul sistema metrico decimale visto attraverso i panini? La birra al cinema; la birra nei McDonald's; e il "Royale with cheese" (perché in Europa non sanno cosa sia il quarto di libbra...). Senza dimenticare che - orrore! - c'è chi mette la maionese sulle patatine al posto del ketchup!
Uma Thurma e John Travolta in Pulp Fiction (1994) intenti a ordinare al tavolo del ristorante.
Le calorie, ovviamente, non si contano. Così come le tazze di caffè. L'importante è che quel che si mangia sia popolare, bisunto, antisalutistico: lo fa anche Stuntman Mike (Kurt Russell) in Grindhouse, che si strafoga di nachos prima di iniziare il suo tour mortale.
La cosa curiosa è che nel cinema di Tarantino il fast food è da "sempre sia lodato" e questo gli permette di dilungarsi, contrariamente a quello che potrebbe essere il semplice atto di un morso frugale e via. Anche la tavola spartana del ristorante da quattro soldi diventa un luogo in cui intessere discussioni, esistenziali, ovviamente.
Il pollo di “Rosco” nel film Jackie Brown
Nei miei sogni, vedo Quentin Tarantino ridere sguaiatamente e distruggere il telecomando del suo DVD per riavvolgere e vedere, compulsivamente, la scena di The Blues Brothers quando Elwood e Jake entrano nella tavola calda (anche qui) di Aretha Franklyn, ovviamente con la loro uniforme nera, con camicia bianca (che è anche quella dei ragazzacci de Le Iene, peraltro) per ordinare fette di pane bianco tostato (Elwood-Aykroyd) e 4 polli fritti e una coca (Jake-Belushi: attenzione, non petti di pollo, proprio 4 polli fritti)!
Il pollo ci porta diretti-diretti a Jackie Brown: Ordell (Samuel L. Jackson, sempre lui) deve convincere Beaumont a nascondersi nel bagagliaio della macchina, cosa che fa controvoglia ma dopo una solenne promessa. Quella di andare da "Rosco" a mangiare pollo al sugo con cipolle, contorno di fagioli in umido e riso saltato con pisellini. Una cosa da stomaco di acciaio, ma tant'è: questo è Tarantino coi suoi vizi esagerati. Anche a tavola. E c'è chi ha provato a mettere in ordine la confusione alimentare del neo sessantenne, che magari non supererebbe la prima "mistery box" di Masterchef, ma che a stendere un menu ipercalorico non avrebbe difficoltà. Silvia Casini, Raffaella Fenoglio e Francesco Pasqua hanno scritto a sei mani "Pulp Kitchen - Le ricette tratte dai film di Quentin Tarantino". Ovviamente nello script le ricette non esistono: i tre autori si sono lasciati ispirare dai profumi e dal "mood" dei film. Ed hanno pubblicato un po’ di probabili ricette da “Tarantino-Deli”. Cocktail e dolci inclusi.
Fonti:
S. Casini, R. Fenoglio, F. Pasqua, PULP KITCHEN. LE RICETTE TRATTE DAI FILM DI QUENTIN TARANTINO, Trenta Editore, Milano 2022