Territorio e tradizioni

Miele di tarassaco: il “miele dei poveri” 

Dai prati fioriti primaverili non deriva solo il miele che tutti conosciamo, ma anche un dolce sciroppo denso e dorato creato dal mondo contadino

  • 27 marzo, 11:30
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Di: Patrizia Rennis 

In primavera i prati si riempiono di fiori e erbe spontanee, il tarassaco o dente di leone è sicuramente una di quelle più diffuse sul nostro territorio.

Il tarassaco fiorisce, a bassa quota, da aprile a maggio e ad alta quota fino a giugno 

Molti sanno che le foglie del tarassaco, dal sapore tipicamente amarognolo, si possono mangiare e sono ottime in insalata. Questa pianta, però, può venire sfruttata in tutte le sue parti. Nei periodi di crisi, per esempio, con le radici si usava produrre un surrogato del caffè. Con i fiori, invece, si può fare un “miele” davvero speciale e per produrlo non servono le api.

I fiori del tarassaco uniti a zucchero, acqua e limone, infatti, danno vita a un dolcificante che un tempo in Svizzera era molto diffuso e che ancora oggi molti preparano e consumano.

Esiste anche un vero miele di tarassaco che viene prodotto dalle api. Il fiore del dente di leone, infatti, è anche una delle principali fonti nettarifere primaverili e riveste una particolare importanza per l’apicoltura. Questo miele fa parte dei mieli uniflorali che vengono prodotti in Svizzera, la presenza di nettare di dente di leone gli conferisce un colore giallo intenso.

Il miele dei poveri

Secondo le ricerche di Patrimonio culinario svizzero, la ricetta del miele di tarassaco ha probabilmente origine nel corso dell’Ottocento. Epoca in cui, lo zucchero di canna, proveniente dai Caraibi, viene sostituito dal più economico zucchero di barbabietola prodotto in Europa. Diventando meno costoso del miele, lo zucchero prende il suo posto in molte preparazioni. In questo contesto, c’è chi prova a ricreare la consistenza del miele con ingredienti alternativi e nasce così l’idea di aromatizzare dello sciroppo di zucchero addensato con vari tipi di piante, tra cui i fiori di dente di leone. Il risultato è un “miele” che costa poco e che, per questo, viene definito anche il miele dei poveri. La ricetta è diffusa soprattutto nel mondo contadino e non compare nei libri di cucina del tempo. Si trova traccia scritta ufficiale della ricetta del miele di tarassaco per la prima volta solo nel 1991 nella sua raccolta di ricette “Swiss Specialties. Piatti famosi, tradizionali e riscoperti” di Betty Bossi.

Storicamente le ricette contadine trovano posto solo raramente, o relativamente tardi, nelle raccolte di ricette 

Come si fa e come si consuma il miele di tarassaco

Il tarassaco solitamente fiorisce tra aprile e maggio, ma la stagione ideale per raccogliere i suoi fiori dura pochi giorni. I fiori, infatti, sono più aromatici quando sono ben aperti e quando hanno preso molto sole. Per questo si consiglia di raccoglierli in una giornata soleggiata. I petali vengono fatti bollire con acqua, limone e l’infuso deve riposare, infine il tutto viene filtrato, viene aggiunto lo zucchero e il tutto viene scaldato nuovamente. Il risultato è uno sciroppo denso dalla consistenza simile ad un miele dorato.

Usando solo i petali si produce un miele più delicato, mentre usando i fiori interi si ottiene un sapore più amaro. La dolcezza di questa preparazion compensava la mancanza di frutta ad inizio primavera

Il miele di tarassaco viene prodotto un po’ in tutta la Svizzera. Nel Canton Friburgo è considerato “prodotto della regione di Friburgo”. In Valle di Muggio, fa parte dei “prodotti tradizionali” secondo la pubblicazione del 2003 “Ricettario. Viaggio nei sapori della Valle di Muggio”.

Il dente di leone è noto in Svizzera con numerosi appellativi, in Svizzera tedesca Dotterblume, Kettenblume, Pfaffenröhrlein, Butterblume, Sonnenwirbel, Kuhblume, Saublume, Gänsezunge, Milchblume, Augenwurz, Mönchskopf, Pusteblume, Bettbrunzer,... sono solo alcuni modi in cui viene chiamato. In italiano viene definito anche: dente di cane, soffione, radicchiella, pisciacane, piscialletto - per le sue proprietà diuretiche -, barba del Signore, ingrassaporci, cicoria matta, cicoria selvatica. Per gli Svizzeri romandi è semplicemente il pisse-en-lit.

Il miele di tarassaco si può usare come il miele comune, per zuccherare bevande o dolci. È molto comune scioglierlo nel latte caldo. Un tempo veniva usato anche per trattare la tosse o altri malanni stagionali.

Il tipo di preparazione fa sì che questa specialità non sia adatta al grande commercio, alcuni produttori la producono come attività secondaria, ma si tratta di poche decine di barattoli l’anno. Spesso, invece, viene preparato privatamente.

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  • Foto: Moira De Bernardi

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