Curiosità e trend

L’idromele, il liquore “magico” più antico di sempre

Storia e curiosità della bevanda a base di miele e acqua che si produce anche in Ticino

  • 23 gennaio, 11:30
idromele
  • NejauPhoto - gettyimages
Di: Emma Berger 

Lo chiamano “Nettare degli Dèi” ed è storicamente associato a poteri straordinari e considerato un energizzante per i novelli sposi durante la notte di nozze. Si tratta dell’idromele, la bevanda fermentata più antica di sempre

Idromèle – dal greco, Hydor (acqua) e Mèli (miele): bevanda alcolica (chiamata anche “vino di miele”) ottenuta per fermentazione di una soluzione acquosa di miele.

Prima di vino e birra, l’idromele

È probabile che la scoperta di questo liquore sia avvenuta per caso, in seguito ad aver bevuto l’acqua piovana contenuta in un alveare. Il miele in essa presente aveva infatti fermentato naturalmente grazie ai lieviti presenti nell’aria. Dati i suoi ingredienti – miele, acqua e lievito – e la loro naturale fermentazione, si considera che l’idromele fosse già diffuso prima del Neolitico, dai 20 ai 40’000 anni fa, quindi prima dell’esistenza di vino e birra. Tracce della bevanda sono state trovate in vasi di ceramica cinesi risalenti al 7000 a.C., utilizzati per la fermentazione e conservazione del cibo. Le testimonianze della sua presenza sono rinvenute tra numerose popolazioni – dai Maya ai Romani, dai Vichinghi agli antichi Greci - ma è soprattutto ai Celti e ai Germani che l’idromele viene associato. 

Leggende e miti sull’idromele

Il soprannome “Nettare degli Dèi” viene dalla sua reputazione, nata nell’antica Grecia, di essere una bevanda sacra: un dono da parte degli dèi raccolto dalle api. Era quindi impiegata nelle cerimonie sacre e associata a poteri quali immortalità, forza e prosperità

Chi ricorda la pozione magica in cui Obelix cadde da bambino?
Si ipotizza che sia proprio l’idromele, che gli conferì una straordinaria forza fisica.

Oltre a quello celtico, uno degli immaginari più caratteristici attorno a questo liquore è quello vichingo: dopo averlo scoperto nei loro viaggi, infatti, i popoli scandinavi l’hanno adottato nelle loro tradizioni, facendolo diventare un simbolo che toccava tutti gli ambiti della loro società. Oggi chi conosce questa bevanda la associa spesso all’immagine dei Vichinghi che la consumano attraverso i tradizionali “corni”. L’idromele era infatti protagonista durante feste, rituali religiosi, incontri diplomatici e celebrazioni per le vittorie in battaglia.

Questa bevanda a base di miele era centrale anche nei loro matrimoni. Era tradizione regalare ai novelli sposi una quantità di idromele sufficiente per un mese (ovvero per un ciclo di luna) ritenendo che ciò garantisse un’unione prospera e ricca di figli. Il termine “luna di miele” deriva proprio da questa pratica.

L’idromele a chilometro zero

In Ticino c’è chi già da anni si è lanciato nella produzione e vendita della bevanda: si tratta di Christian Fumagalli, che nel 2002 ha trovato per caso in un libro di cucina di sua nonna la ricetta dell’idromele. Incuriosito dalla sua storia ed entusiasta di sperimentare, è riuscito ad arrivare dopo diversi tentativi a una combinazione di ingredienti definitiva. Notando che iniziava a riscuotere successo tra amici e familiari, ha poi deciso di ampliare la produzione.

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  • © 2014 Idromele, nettare degli dei

Essendo il miele l’ingrediente principale, questa bevanda è perfetta per essere prodotta in Ticino. Christian Fumagalli è anche apicoltore, quindi può utilizzare il miele delle sue api di Melano. «Personalmente lo produco esclusivamente con miele di fiori misti, che contiene principalmente miele di acacia, di tiglio e di castagno. Un idromele fatto con miele monoflora come l’acacia risulterebbe molto dolce, mentre col miele di castagno sarebbe tendente all’amarognolo».
Inoltre, per renderlo ancora più “nostrano”, Christian ha scelto di sostituire l’alcool necessario con la grappa ricavata da uva americana. Unendo questi due ingredienti e aggiungendo acqua e spezie miste, è riuscito a trovare un buon equilibro di sapori, andando incontro alle esigenze dei consumatori.

Negli anni ho creato una piccola nicchia di consumatori che, una volta conosciuto, ne sono rimasti fedeli. 

Christian Fumagalli, apicoltore

L’apicoltore racconta che far conoscere l’idromele al pubblico non è semplice; molti, infatti, non lo hanno mai sentito nominare o lo associano unicamente a racconti medievali. Il suo consumo è decaduto con il tempo ed è necessario “istruire” le persone a riguardo. Ora però l’interesse è cresciuto: «Lo testimonia anche il fatto che negli anni sono nate nuove realtà di produzione, ognuna con la sua metodologia e diverse materie prime».  

Anche lui deve confrontarsi con le sfide che il cambiamento climatico impone, visto che l’apicoltura è messa sempre più in difficoltà. L’uso di pesticidi nocivi e la presenza di parassiti possono infatti complicare la vita delle api e quindi influenzare la produzione di miele.

Come si produce?

Nella preparazione classica il miele fermenta in acqua per diversi mesi, mentre Fumagalli riduce questa fase a circa 4-6 settimane, per non alterare il gusto del miele. Aggiunge poi dell’acquavite nostrana precedentemente aromatizzata con spezie (cannella, chiodi di garofano e scorza di limone).

I diversi dosaggi degli ingredienti gli permettono di ottenere più varianti di idromele: due digestivi, anche adatti per preparare cocktail o per cucinare, e uno che si avvicina alla versione antica dell’idromele, simile a un vino.

09:27

Slovenia, Idromele, Svizzera Italiana e apicoltura

Diderot 19.12.2019, 18:00

  • Keystone
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