L’Assemblea federale, seguendo l’impulso internazionale fornito dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, sottoscritta anche dal nostro Paese, ha ratificato nel 1994 la Convenzione sulla diversità biologica. Fu un primo passo, ma poi passarono ancora molti anni, fino a che nel 2012 la Confederazione poté dotarsi di una Strategia Biodiversità Svizzera. Il documento strategico elaborato dal Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni fornisce le condizioni quadro e gli assi prioritari di intervento per tutelare la biodiversità. Grazie a questa laboriosa trafila, legalmente indispensabile per permettere di liberare mezzi finanziari sul territorio, il Governo nel 2017 si poté dotare, finalmente, di un piano d’azione con numerose misure concrete a difesa della biodiversità, eseguibili in ambiti molto disparati e sull’insieme del territorio nazionale. Nel quadro della seconda fase di questo piano d’azione nazionale per la salvaguardia della biodiversità, che si protrarrà fino al 2028, si inserisce il recente messaggio del Consiglio di Stato ticinese all’intenzione del Parlamento cantonale. Il Governo intende mettere sul piatto oltre 22 milioni di franchi, al 51 % finanziati dalla Confederazione e per oltre un terzo da parte del Cantone stesso, per migliorare lo stato della biodiversità cantonale.
22 milioni per la biodiversità
Il Quotidiano 23.01.2025, 19:00
Ma, a cosa (ci) serve la biodiversità, perché dovremmo impiegare tanti mezzi per proteggerla?
Ci pensò il biologo Edward Osborne Wilson, scomparso nel 2021, specialista di formiche e sociobiologia, a fornirne la definizione più famosa e fondante del concetto. Nel 1986 usò per la prima volta il termine biodiversità e la descrisse come: “la varietà delle specie viventi, animali e vegetali, che si trovano sul nostro pianeta”. Una definizione comprensibile a tutti. Già nella semplicità delle parole utilizzate si capisce quanto sia importante tutelare la biodiversità. La definizione adottata oggi a livello internazionale integra anche la diversità degli ambienti che ospitano la vita e la diversità genetica all’interno della stessa specie. Questo allargamento dei termini ci fa intuire come il mondo vivente che ci circonda, e che ci include, sia collegato in un unico sistema complesso: animali, piante, funghi, batteri e ambiente sono interdipendenti e l’esistenza di ognuno dipende più o meno strettamente da quella degli altri. Facendola semplice, tanto più questo sistema è composto da molti elementi diversi, tanto più è stabile, resiste nel tempo alle modifiche e, se costretto da eventi naturali o di origine umana a mutare, mantiene elevata la sua potenzialità di perpetuare la vita. In altre parole: erodendo la biodiversità, si minano le basi della vita sul nostro pianeta.
Ma prima di arrivare al punto di mettere in pericolo la vita sul pianeta, dovremmo proteggere la biodiversità per i benefici che essa ci offre direttamente dentro e fuori l’uscio di casa. Stiamo parlando dei cosiddetti servizi ecosistemici. In una visione del pianeta centrata sull’uomo, gli ecosistemi, cioè l’insieme degli habitat e delle comunità viventi che vi alberga, producono tutta una serie di servizi gratuiti ai quali possiamo attingere a piene mani. Da ecosistemi sani e diversificati ricaviamo cibo, acqua, materie prime, energia e medicinali.
Gli stessi ecosistemi provvedono a garantire l’impollinazione, la fertilità dei suoli e il riciclo degli elementi nutritivi. Sono indispensabili per filtrare e depurare acqua e aria, e per proteggerci dalle piene, dalle frane, dalle valanghe e dall’erosione. Infine, ma non meno importante, gli ecosistemi ci procurano benefici immateriali: pensiamo al piacere di osservare la bellezza di un paesaggio, o la ricarica di energia che riceviamo quando ci svaghiamo o corriamo in un bosco.
L’elenco è volutamente prolisso, ma non è esaustivo. È difficile cifrare esattamente questi contributi per la nostra economia, anche se alcune analisi in tempi recenti lo hanno fatto e presentano cifre impressionanti. Stiamo parlando di miliardi e miliardi di franchi all’anno, così come di centinaia di migliaia di posti di lavoro, generati per la nostra economia grazie all’esistenza di ecosistemi sani e diversificati. Insomma, la biodiversità non è solo un discorso scientifico di nicchia per ricercatori e naturalisti, né tantomeno un tema ideologico o politico. La biodiversità è indispensabile e fondamentale per la nostra economia e il nostro benessere materiale e immateriale, prima ancora che per una vita sana e armoniosa di tutti gli esseri viventi sul pianeta.
E visto quanto precede, i 22 milioni che Cantone, Confederazione, comuni e altri enti vorrebbero spendere per conservare la biodiversità a sud delle Alpi paiono perfino pochi.