Cultura e spettacoli

Godard c'è anche quando non viene

Il veterano della Nouvelle Vague resta a Rolle ma a Cannes presentano un film su di lui

  • 21 maggio 2017, 18:15
  • 14 settembre 2023, 10:04
Contenuti ultracinefili per il nuovo filmo di Hazanavicious

Contenuti ultracinefili per il nuovo filmo di Hazanavicious

Wolfgang Amadeus Godard. Inizia con questa scritta ironica che deride la grande sicurezza in sé del suo protagonista, Le redoutable di Michel Hazanavicius, già vincitore dell’Oscar nel 2012 con il poetico The Artist. Un gioco di parole per unire artisti come Mozart e Jean-Luc Godard. Il film è appena passato in concorso a Cannes, con una doppietta che sulla Croisette gli assicura una discreta popolarità: francese l’autore, franco-svizzero il regista - uno degli esponenti più importanti della Nouvelle Vague - di cui si rappresentano alcuni anni di vita.

Un sempre più bravo
Louis Garrel (nuovamente definito con ironia nel film "pessimo attore") nei panni di JLG;
Stacy Martin (già protagonista di
Nimphomaniac di Lars Von Trier) in quelli della prima moglie di Godard, l’attrice e scrittrice
Anne Wiazemsky;
Bérénice Bejo, che nella vita vera è la signora Hazanavicius, in quelli di un’amica della coppia.

Godard e moglie in una scena del film

Godard e moglie in un'altra scena del film

Il film è incentrato sul periodo che parte da quando i due si innamorano e si sposano (1967), passando per la seconda interpretazione di Anne per lui ne
La Chinoise. Ma le rivolte, non solo parigine, del ’68 colpiscono a tal punto Jean-Luc da portarlo in una dimensione di eccessivo impegno, con una conseguente mal sopportazione da parte della moglie e la separazione.

Garrel-Godard a una "manif" sessantottina

Garrel-Godard a una "manif" sessantottina

Tante le sequenze e/o battute che portano alla risata, in un biopic per cui nel complesso non si grida al capolavoro, ma che rende bene l’ammirazione nutrita da Hazanavicius per Godard, pur nel riconoscimento di tutti i limiti che i caratteri geniali spesso hanno. Ed è curioso vedere rappresentato un personaggio così criptico e intellettuale anche attraverso semplicismi che possano essere digeriti da un grande pubblico.

Chissà che Garrel, con gli occhiali semi scuri sempre calati in viso, non si porti finalmente a casa una Palma per l’interpretazione.

Intanto il film e il festival un primo obiettivo lo hanno raggiunto: in assenza di un Godard vero (a Cannes da tempo immemore non viene più nemmeno a presentare i suoi film) sono riusciti a portarne sul tappeto rosso almeno uno finto.

Francesca Felletti

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