Che cosa sarebbe successo se la sera in cui suona il citofono dello studio della dottoressa Jenny Davin (Adèle Haenel), lei avesse risposto fuori dall’orario di visita invece di voler dimostrare al suo praticante l’importanza di non lasciarsi coinvolgere emotivamente dai pazienti?
È la domanda, ovviamente senza risposta, intorno a cui ruota La fille inconnue dei fratelli Dardenne.
L’indomani il ritrovamento del cadavere della donna che bussò allo studio medico, ripresa dalla telecamera di sicurezza, genera un senso di colpa nel medico che inizia a investigare per scoprire, se non la causa della morte, almeno l’identità della giovane di colore che, non avendo con sé alcun documento, resta sconosciuta come quella di molti immigrati clandestini.
Allo stesso tempo il praticante decide di lasciare l’università di medicina, generando nella dottoressa un ulteriore senso di colpa per avere redarguito la sera prima il giovane per essersi lasciato coinvolgere troppo dal lavoro.
La fille inconnue si apre con diversi temi interessanti (la colpa, l’anonimato degli extracomunitari, l’etica e la “missione” dei medici) che i registi belgi questa volta - spiace dirlo dopo una filmografia costellata di grandi film come l’ultimo Due giorni, una notte – non riescono a sostenere. In proiezione stampa è volato persino qualche buuu.
Tantissimi in cerca di un invito anche se il film è stato bueggiato
Nella prima parte si delinea un ritratto interessante della protagonista seguita da vicino con la consueta camera a mano dardenniana, ma lo sviluppo della storia risulta ripetitivo e farraginoso. Jenny indaga chiedendo informazioni ai pazienti (se la deceduta ha cercato di entrare nel suo studio – pensa – il collegamento è probabile) e si trova in mezzo a una vicenda poco credibile fatta di prostituzione e gang, la cui soluzione non è chiara. Dopo un monotono susseguirsi di telefonate, visite nello studio medico, a casa dei pazienti, tutto alla fine sembra trovare delle risposte.
I fratelli Dardenne sulla Croisette sicuramente brillano nel ruolo di coproduttori con I, Daniel Blake di Ken Loach e Bacalaureat di Cristian Mungiu in concorso; Pericle nero di Stefano Mordini e La Danseuse di Stéphanie Di Giusto nella sezione Un Certain Regard.
Francesca Felletti
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