Prosegue la serie di Sguardi sul Locarno Festival che spaziano dal più noto degli ex-direttori, al veterano della critica ticinese, fino ad alcuni festivalieri R(T)SI di ieri e di oggi, con un'intervista in cui non vi sveliamo subito il nome del protagonista.
Vi diamo però un indizio, nella clip audio qui sotto.
A chi appartiene questa voce?
RSI Info 03.08.2017, 15:15
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L'avete riconosciuta? È la voce che accoglie il pubblico ogni sera in Piazza Grande: quella di Marco Cameroni membro del Consiglio direttivo del Festival dal 1999.
Un ricordo/aneddoto/momento cult
Un’esperienza indimenticabile. Risale al Duemila. Il neo Presidente del Festival Giuseppe Buffi muore un paio di settimane prima dell’avvio di quella che sarebbe stata la sua prima edizione. Uno shock. Il Consiglio direttivo (Gigio Pedrazzini, Federico Jolli, Tiziana Mona e io), chiamato a gestire la manifestazione, subisce una seconda doccia fredda con l’annuncio della partenza del Direttore artistico Marco Müller, che lascerà Locarno per Venezia. Che fare? Il primo passo è convincere Marco a tenere la bocca chiusa altrimenti la stampa si sarebbe concentrata sulla sua vicenda più che sul Festival. Per far fronte al meglio all’emergenza i quattro Consiglieri si dividono i compiti sulla base della loro esperienza professionale. A me tocca vestire il completo di Portavoce, una funzione che avevo assunto in precedenza al Dipartimento federale degli affari esteri dopo un lungo percorso di giornalista e presentatore televisivo.
Cosa è e cosa rappresenta il Festival di Locarno
Non è soltanto la più significativa manifestazione culturale del genere del paese bensì anche una vetrina aperta sul mondo. E’ questo il motivo principale per cui il Dipartimento federale degli affari esteri mi aveva accordato l’autorizzazione a raggiungere il Consiglio direttivo, nel quale mi aveva chiamato Giuseppe Buffi pochi mesi dopo la sua designazione a Presidente. Con questa motivazione: tu sei a Milano (ero Console generale di Svizzera), una città che costituisce un’importante punto d’osservazione per noi. Il Festival, luogo di scoperte di talenti, di cinematografie sconosciute, di lancio di futuri protagonisti della storia del cinema, è nel contempo un’ambita piazza di incontri, che il Presidente Marco Solari ha chiamato “una piccola Davos”, riferendosi al celebre Forum mondiale dell’economia nonché una piattaforma di approfondimenti, comprensione, riflessione. Cito, ad esempio, il dibattito pubblico di una decina d’anni fa, di cui ero l’animatore, che aveva permesso di meglio capire difficoltà e chance di tradurre davanti alla giustizia i criminali di guerra dei conflitti che avevano dilaniato i Balcani negli anni Novanta. Una discussione legata a un documentario dedicato all’impegno del Procuratore dell’allora neo Tribunale internazionale Carla del Ponte, che torna al Festival il 6 agosto.
Il personaggio, l’incontro il film più importante
I personaggi, gli incontri, al plurale. Incaricato dell’accoglienza dei cosiddetti VIP istituzionali, ho avuto modo di avvicinare numerosi attori attivi sulla scena politica internazionale e nazionale, dall’allora cancelliere tedesco Gerhard Schröder, felice di tornare in Piazza Grande, all’ex ministro degli esteri Hans-Dietrich Genscher, dal Presidente Frank-Walter Steinmeier a Commissari europei e a Consigliere e Consiglieri federali. Tra questi: Alain Berset, Didier Burkhalter , Micheline Calmy Rey, Pascal Couchepin, Joseph Deiss, Ruth Dreifuss, Doris Leuthard, Eveline Widmer Schlumpf.
Ricordo un piacevole incontro in barca con il dimissionario Didier Burkhalter e Signora. Davanti alla riva del Gambarogno, dove si recavano ospiti del Ricevimento riservato ai Partner del Festival, il Consigliere federale, colpito dall’immagine idilliaca del luogo, ne fece un fotogramma della Svizzera dove è bello vivere. C’è chi è rimasto fedele a Locarno, dove torna regolarmente e discretamente per amore del cinema: la stessa Signora Dreifuss e Moritz Leuenberger.
L’attività durante la manifestazione mi permette di assistere soltanto a qualche proiezione serale in Piazza Grande, dove le opere di grande impatto e qualità non mancano. Tra le altre, ricordo con ammirazione il film tedesco Das Leben der Anderen, dedicato al discreto quanto tentacolare apparato di controllo della società messo in campo dal Regime della Germania comunista (DDR). Non per nulla il pubblico della Piazza, competente e sensibile, gli aveva assegnato il suo premio.