Approfondimento

Intelligenza artificiale, dipendenti meno protetti

L’IA viene già usata dalle aziende in Svizzera, ma gli impiegati sono meno tutelati dai rischi rispetto ad altri Paesi europei

  • Ieri, 05:31
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L'uso dell'IA sul posto di lavoro può avere effetti negativi sulla salute mentale

  • Keystone
Di: Sara Ibrahim (swissinfo.ch)/sf

L’intelligenza artificiale (IA) consente di lavorare in modo più produttivo, risparmiare sui costi e aumentare i guadagni. Questo emerge da diversi studi e sondaggi, come sottolinea un approfondimento di swissinfo.ch. In un recente sondaggio della società di consulenza EY, l’81% dei manager svizzeri che vi hanno preso parte, ha affermato di aver usato l’IA per tagliare i costi e incrementare i profitti. Una percentuale che pone la Svizzera all’avanguardia in Europa per quanto riguarda trasformare il lavoro tramite l’IA, secondo EY.

Il sondaggio rivela che i dipendenti svizzeri sono anche tra i meno preoccupati dalla possibilità di perdere il lavoro a causa dell’IA. Allo stesso tempo però Algorithm Watch CH ha messo in evidenza carenze nelle norme svizzere sulla protezione dei dipendenti dagli effetti dell’IA in campi come assunzione, controllo della produttività o monitoraggio.

Secondo l’organizzazione, sistemi o banche dati discriminatori che aumentano la produttività, per esempio, possono portare a disuguaglianze e peggiorare la salute mentale delle persone. È però difficile provare e contestare questo tipo di discriminazione, dato che gli strumenti legali attualmente disponibili in Svizzera sono deboli, sottolinea Angela Müller, direttrice di Algorithm Watch CH. Müller sostiene che i legislatori svizzeri dovrebbero rafforzare i diritti individuali e collettivi dei lavoratori, perché l’IA lavora su larga scale e colpisce grandi gruppi di persone. “Attualmente non è facile andare in tribunale come collettivo” afferma.

Più lavoro e più stress a causa dell’IA

A differenza di altri Paesi europei, in Svizzera i datori di lavoro non hanno nessun obbligo di informare o consultare i dipendenti sull’uso di nuove tecnologie, se non hanno un impatto diretto sulla loro salute e sicurezza. In Germania, invece, gli impiegati sono attivamente coinvolti nei processi decisionali tramite i loro rappresentanti nei consigli di amministrazione.

In Svizzera, quando l’IA viene introdotta sul posto di lavoro, i dipendenti di solito non sono consultati, rileva Isabelle Wildhaber, professoressa di diritto del lavoro all’Università di San Gallo. “nonostante l’IA abbia spesso conseguenze per la loro salute e sicurezza. Wildhaber porta ad esempio il disagio psicologico o burnout dovuti all’aumento della produttività o alla sensazione di “essere osservati”.

Mentre gli strumenti di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, permettono di lavorare in maniera più efficiente, possono anche portare a un aumento di carico di lavoro e stress, afferma Thomas Wälti. Manager dei servizi informatici e di comunicazione, lavora per Swisscom da 23 anni, e ha già notato un aumento delle attività quotidiane negli ultimi due anni.:“Tutto è molto veloce, passi da un compito all’altro”. Se aveva bisogno di 4 ore per preparare una presentazione PowerPoint, ora ne basta una, grazie a strumenti come ChatGPT, e le aspettative dei datori di lavoro aumentano di pari passo.

“Le aziende chiedono sempre di più, perché la tecnologia lo permette” afferma Wälti, che in un giorno svolge così tante attività diverse oche a volte fa fatica a riassumere la sua giornata ai figli a cena. “Mi guardo allo specchio e mi chiedo ‘Cosa ho fatto veramente oggi?’ La qualità del lavoro ne risente”.

Il sindacato Syndicom ha chiesto una maggiore tutela dell’integrità fisica e mentale dei lavoratori in una presa di posizione. “La Svizzera è indietro rispetto all’Europa nella regolamentazione delle nuove tecnologie. Ma più l’IA diventa accessibile ed economica, maggiore è l’impatto sulla forza lavoro”, afferma Daniel Hügli, membro del comitato direttivo di Syndicom, che chiede una maggiore partecipazione dei dipendenti per garantire che siano informati.

Maggiori tutele nell’UE

La forza lavoro nell’Unione Europea (UE) sembra essere meglio protetta dai rischi legati all’IA di quella svizzera. In primavera, l’UE ha approvato la prima regolamentazione sull’IA a livello globale che impone regole severe sugli usi considerati ad alto rischio, come nell’ambito dell’amministrazione del personale o dell’accesso all’occupazione.

Inoltre, il regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) proibisce, con alcune eccezioni, decisioni completamente automatizzate, ovvero prese da algoritmi senza alcun intervento umano. Tuttavia, tali decisioni sono accettabili ai sensi della legge svizzera, se l’interessato ne è informato.

Alcune aziende svizzere che sviluppano e distribuiscono sistemi di IA stanno già adottando misure per conformarsi alle normative europee. Tra queste c’è Swisscom e Anne-Sophie Morand, avvocato e Data governance counsel dell’azienda, sottolinea l’importanza di essere pronti sul fronte dell’intelligenza artificiale: “Tutti i sistemi di IA vietati dalle leggi europee saranno proibiti anche da Swisscom”.

Secondo Morand, i sistemi di IA usati dalle risorse umane richiedono un’attenzione particolare, dato che possono prendere decisioni sul personale. “Se  si implementa un sistema di intelligenza artificiale che riguarda la vita dei dipendenti o dei potenziali dipendenti, è necessario verificarlo attentamente in anticipo”, afferma. La Swisscom continua ad affidarsi a delle persone per il reclutamento: il rischio di trascurare buoni candidati sarebbe altrimenti troppo grande. Penso che non ci siano molti sistemi di intelligenza artificiale ad alto rischio nelle aziende svizzere in questo momento. Ma potrebbero esserci in futuro”, afferma Morand.

Personale poco consapevole e informato

Il personale spesso non è però pienamente consapevole delle funzionalità di IA nascoste nei programmi che usa quotidianamente. Le piattaforme di comunicazione e collaborazione come quelle di Microsoft sono in grado di analizzare i dati sull’attività dei dipendenti e fare previsioni sul rischio di burnout.

Microsoft Teams, ad esempio, può fornire statistiche sulla partecipazione alle riunioni o sulla presenza al computer, sul numero di messaggi e chat avviati e su molte altre attività. Queste funzioni sono spesso attive nei software utilizzati in Svizzera, anche se il monitoraggio del comportamento del personale è vietato per legge.

I legislatori svizzeri dovrebbero quindi obbligare le aziende a informare e consultare i dipendenti prima di implementare algoritmi che potrebbero avere un impatto sulla loro salute e sicurezza, si legge nel rapporto scritto da Isabelle Wildhaber per conto di Algorithm Watch e Syndicom. “Non è mai una buona idea escludere il personale” afferma Wildhaber, secondo la quale i rischi posti dall’IA potrebbero essere ridotti se i datori di lavoro coinvolgessero maggiormente i dipendenti nelle decisioni aziendali. Ciò contribuirebbe anche a creare fiducia e ad aumentare l’accettazione di nuovi sistemi.

Wildhaber ritiene che la paura dei lavoratori di perdere il lavoro sia giustificata e dovrebbero tenersi aggiornati sugli sviluppi tecnologici, perché le aziende cercheranno candidati che sono in grado di usare l’IA:

L’articolo originale è stato pubblicato da swissinfo.ch e adattato dalla redazione di “dialogo”, un’offerta della SSR che propone contenuti da tutta la Svizzera tradotti in tutte le lingue nazionali e in inglese, oltre a uno spazio di dibattito, anche questo tradotto e moderato.

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Notiziario delle 10.00 del 13.08.2024

Notiziario 14.08.2024, 14:56

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  • Isabelle Wildhaber
  • Thomas Wälti
  • Daniel Hügli
  • Anne-Sophie Morand
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