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La “Crypto Valley” elvetica

La Svizzera è stata pioniera nel mondo delle criptovalute, con Zugo che fa la parte del leone, e diverse regioni cercano di profilarsi nel settore

  • 17 gennaio, 11:36
  • 17 gennaio, 15:44
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Sono più di mille le aziende del settore attive in Svizzera

  • Keystone
Di: sf

Con il via libera negli Stati Uniti alla quotazione di fondi d’investimento basati su Bitcoin, la moneta virtuale ha messo un piede nella finanza tradizionale. Un mondo, quello delle critpovalute, su cui la Svizzera punta: nel 2021 è stato uno dei primi Paesi a introdurre disposizioni legali per la tecnologia blockchain, su cui si basano le monete virtuali.

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RSI Info 12.01.2024, 11:23

La nascita di quella che diventerà la “Crypto Valley” risale però a un decennio fa, con la creazione della Fondazione Ethereum a Zugo nel 2014, alla quale sono seguiti diversi altri attori. Da allora il settore ha continuato a crescere, e oggi conta oltre mille aziende e circa seimila impiegati. Una crescita a cui hanno contribuito anche gli atenei svizzeri, riconosciuti come leader nel campo della blockchain e delle criptovalute.

Zugo, prima regione a entrare sul mercato, domina la scena in Svizzera: circa la metà delle aziende del settore hanno sede nel Cantone. Un dominio ancora più netto, se si sommano le società con sede nelle confinanti Zurigo e Lucerna. La “Crypto Valley” nel corso degli anni ha però continuato a espandersi, prima in Romandia, tra Ginevra, Neuchâtel e Vaud, e poi in Ticino, con ogni regione che cerca di profilarsi e diventare una sorta di “capitale” delle criptovalute.

Una crescita che non è priva di polemiche, legate per esempio alla volatilità delle criptovalute, ai rischi di riciclaggio di denaro e al consumo energetico legato alla loro creazione. Proprio questo aspetto è stato al centro delle critiche della sinistra quando l’amministrazione cantonale di Zugo ha deciso di accettare il pagamento delle tasse con valute virtuali.

Anche a Neuchâtel, dove da anni si pratica una politica di accoglienza delle aziende del campo, le autorità sono coscienti dei rischi legati alla speculazione e alla sete di elettricità, ma intendono continuare a puntare su questa tecnologia, convinte del potenziale contributo all’economia locale.

Il Ticino è stato l’ultimo a sbarcare sulla scena, con il Plan B di Lugano, una collaborazione tra il Comune e Tether, che prevede formazioni nel campo della blockchain e un ambiente ideale per le startup del settore. L’amministrazione ha anche implementato un sistema completo di pagamento in criptovalute.

L’interesse della popolazione per questi mezzi di pagamento alternativi, a Lugano ma non solo, è basso, ma le ricadute positive per l’economia, dall’arrivo di nuove aziende al turismo legato alle conferenze, vengono difese dalle autorità.

Lo sviluppo della tecnologia ha anche attirato l’attenzione delle banche svizzere, che hanno annunciato l’intenzione di emettere uno stablecoin, una criptovaluta legata a valute tradizionali o altri beni per stabilizzarne il valore.

In questo settore c’è una competizione tra Paesi, che vogliono essere i primi a progettare una valuta nazionale di nuova generazione più efficiente.

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