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“Criticare Trump? Strategia insufficiente”

#USA2020: le considerazioni del giornalista e analista Andrew Spannaus – “Rischio guerra giudiziaria, ma le elezioni si vincono ai voti”

  • 4 novembre 2020, 14:41
  • 22 novembre, 18:14
03:58

Presidenziali statunitensi: l'intervista al giornalista e analista Andrew Spannaus

RSI Info 04.11.2020, 14:36

  • keystone
Di: Radiogiornale/ludoC 

È ancora testa a testa fra il presidente uscente, il repubblicano Donald Trump, e lo sfidante Joe Biden, candidato del Partito democratico. Partito che durante la campagna elettorale ha puntato forte sull’accusa rivolta al capo della Casa Bianca di aver gestito male la pandemia di nuovo coronavirus, imputandogli una responsabilità morale. Una scelta pagante? Lo abbiamo chiesto ad Andrew Spannaus, giornalista e analista politico statunitense:

“La scelta di Joe Biden è stata di presentarsi come l’alternativa a Trump, a livello umano, di decenza e onestà: questo per una parte del Paese, per chi è stanco di Trump e dei suoi modi di fare, è qualcosa di positivo. Tuttavia, ironicamente il candidato che puntava di più sulla sostanza era proprio Trump: è stato eletto quattro anni fa parlando di grandi temi. Fare una campagna semplicemente criticandolo si è quindi dimostrata una strategia assolutamente insufficiente per Biden”.

Il giudizio sullo stato dell’economia è storicamente decisivo per decidere il successo delle presidenziali. Quella degli Stati Uniti prima della pandemia andava bene, questo è il messaggio sul quale Trump ha puntato, aggiungendo che la pandemia prima o poi passerà e quindi che anche l’economia tornerà positiva…

“I numeri dicono che una maggioranza degli americani ha un giudizio negativo in merito alla gestione della pandemia da parte del presidente, anche se i sondaggi fanno fatica a registrare l’opinione delle persone e forse vanno presi con le pinze, ma c’è anche un giudizio positivo sull’economia che va arricchito da un aspetto più ampio. Non è solo il fatto che si è visto un miglioramento nei primi anni dell’amministrazione Trump, ma anche che la sua campagna contro la globalizzazione e a favore dei lavoratori, per esempio criticando la Cina accusandola di aver cancellato milioni di posti di lavoro, lo fa apparire come qualcuno che si batte per i lavoratori e per l’economia del Paese, andando anche contro l’opinione degli esperti applicando dazi e rompendo gli schemi. Questo agli occhi delle persone che per anni hanno vissuto una situazione di disagio lo fa apparire in modo positivo.

America first è quindi un messaggio vincente agli occhi di molti elettori. Un altro messaggio che è stato espresso chiaramente negli scorsi mesi è quello di una possibile frode attraverso i voti postali: Trump si prepara a contestarne la validità andando fino alla Corte Suprema: si rischia uno scenario di guerra giudiziaria?

“Purtroppo sì, anche se in realtà le regole sono chiare: si contano i voti e basta. La Corte Suprema ha già deciso in merito alla validità dei voti per posta in Wisconsin, Pennsylvania e North Carolina (sono cosiddetti “Stati in bilico”, ndr.), però ora l’Alta corte ha una nuova composizione, con la conferma di Amy Coney Barrett (nominata da Trump e di area conservatrice, ndr.). Spero davvero che non si arrivi a una situazione in cui la Corte Suprema decida l’elezione, perché bisogna vincere ai voti, non in tribunale, questo per il bene della democrazia statunitense”.

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