Dietro la sospensione per un mese dei dazi a Canada e Messico sulle auto delle tre principali case automobilistiche USA spunta un possibile retroscena elettorale. Le tariffe avrebbero colpito una delle fasce più vendute, quella dei pickup (camioncino con cassone scoperto a sponde basse), acquistati prevalentemente dai sostenitori del presidente statunitense Donald Trump.
Secondo un sondaggio condotto ad agosto da Edmunds, un fornitore di informazioni del settore, i conducenti di pick-up hanno circa il doppio delle probabilità di dichiararsi repubblicani piuttosto che democratici. E, riferisce la Reuters sul suo sito, circa un terzo dei pick-up americani venduti da marchi statunitensi e stranieri sono fabbricati in Messico e Canada, secondo una ricerca di Global Data.
Questo veicolo tipicamente americano è la spina dorsale dell’industria automobilistica statunitense: lo scorso anno le case automobilistiche, sia statunitensi che straniere, hanno venduto negli Stati Uniti circa 3 milioni di pick-up, pari a circa il 20% delle vendite nazionali complessive. Gli analisti di Wolfe Research hanno previsto che le tariffe avrebbero aggiunto circa 3’000 dollari in media al costo di un veicolo e circa 7’000 dollari sui modelli importati dal Canada o dal Messico. I pick-up full-size hanno un prezzo di transazione medio di circa 65’000 dollari, secondo i dati di gennaio di Cox Automotive.
Trump ha concesso una proroga di 30 giorni alle case automobilistiche - Stellantis, General Motors e Ford - che si erano lamentate con il presidente del fatto che le sue tariffe del 25% contro i vicini a nord e a sud degli Stati Uniti avrebbero causato gravi danni al settore. In precedenza il presidente USA aveva deciso di ampliare, sempre fino al 2 aprile, l’esenzione a quasi tutti i prodotti che arrivano dal Messico. “Dopo aver parlato con la presidente del Messico, Claudia Sheinbaum”, ha dichiarato il tycoon su Truth, “ho concordato che il Paese non sarà tenuto a pagare dazi su nulla che rientri nell’accordo commerciale con gli Stati Uniti fino al 2 aprile”. “L’ho fatto - ha sottolineato il presidente USA- per rispetto di Sheinbaum. Il nostro rapporto è stato molto buono e stiamo lavorando duramente, insieme, al confine per impedire agli immigrati clandestini di entrare negli Stati Uniti e per fermare il fentanyl”.
La presidente messicana ha salutato la decisione del tycoon come un “risultato senza precedenti” definendo “eccellente” lo scambio con Trump. “Abbiamo convenuto che il nostro lavoro e la nostra collaborazione hanno dato risultati senza precedenti, nel rispetto delle nostre sovranità”, ha scritto la leader sui social network, assicurando che Città del Messico e Washington continueranno a “lavorare insieme, in particolare su questioni di migrazione e sicurezza”.
In serata è arrivata l’estensione fino al 2 aprile anche per il Canada, poco dopo che Trudeau aveva avvertito che il suo Paese continuerà a essere in guerra commerciale con gli Stati Uniti per il prossimo futuro” e il premier dell’Ontario Doug Ford aveva annunciato dazi del 25% sulle esportazioni di elettricità a Minnesota, Michigan e New York a partire da lunedì, minacciando perfino di tagliare l’energia tout court.
Trump ha negato che la sua decisione di uno stop temporaneo alle misure sia dipeso dall’andamento delle Borse. “Non le guardo neanche”, ha liquidato la faccenda. Sta di fatto però che dall’annuncio dei dazi, i mercati azionari sono crollati e tra le industrie che dipendono dal commercio con Canada e Messico, e che rappresentano più di un quarto delle importazioni e quasi un terzo delle esportazioni statunitensi, si sono diffuse ansia e confusione.
Intanto, l’agenzia di rating S&P ha declassato Stellantis da BBB+ a BBB per prospettive sui margini deboli, outlook stabile. Confermato il rating di breve termine ‘A-2’. S&P prevede che il calo dei prezzi in Nord America a fine 2024 e le difficoltà di accesso al credito per i consumatori, in Nord America e in Europa, limiteranno la capacità di Stellantis di aumentare significativamente i volumi e migliorare i margini in questi mercati. A ciò si aggiungono pressioni sugli utili dai dazi USA sulle importazioni da Messico e Canada. L’outlook stabile è dovuto alla previsione che Stellantis riesca a mantenere le quote in Europa e Nord America.

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