L’intesa raggiunta tra Israele e Hamas per una tregua alla guerra che da oltre un anno imperversa sulla Striscia di Gaza resta molto fragile. Si tratta di un’intesa in tre fasi e “il primo passo è rappresentato dal rispetto della prima fase, che è critica. Se si arriva ad attuare questa prima fase è un buon segnale per il futuro”, ha spiegato Hasni Abidi, direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra, intervistato dal Radiogiornale della RSI. “C’è da considerare che poi in ballo ci saranno altri ostaggi da riconsegnare e questo è un incentivo per portare avanti l’accordo. Senza dimenticare che Qatar, Egitto e Stati Uniti faranno di tutto per attuare questa prima fase che è molto vulnerabile”.
In giornata si deve esprimere il Governo israeliano e sono note le resistenze interne dell’ala ultrareligiosa, contraria a questo accordo. Netanyahu nel frattempo accusato Hamas di voler rimettere in discussione l’accordo. Quale delle parti, tra Hamas e Israele, potrebbe mandare tutto all’aria? “L’intesa è un progresso, ma sappiamo bene che è stata ottenuta con le pressioni esercitate soprattutto dal presidente statunitense non ancora insediato Donald Trump. E penso che se questo accordo salterà è perché gli israeliani lo faranno saltare per primi. – ha risposto Hasni Abidi – Hamas ha tutto l’interesse che venga rispettato perché è in una posizione di debolezza. Ha subito una pressione considerevole da parte del Qatar e dell’Egitto. Benyamin Netanyahu, invece è fragilizzato dal suo governo e non vuole perdere il potere. E poi per i suoi avversari questo accordo è concepito come una sconfitta. Perché, al di là dell’eliminazione dei vertici di Hamas, gli altri obiettivi non sono stati raggiunti, come la rioccupazione di Gaza. Sì, la minaccia di veder saltare l’intesa viene più dal governo israeliano e dai suoi membri dell’estrema destra, contrari alla firma”.
“Donald Trump ha sostenuto questo accordo, ma non ha mai nominato i palestinesi”
L’Amministrazione Trump che sta per insediarsi ha avuto un ruolo importante nello spingere Israele ad accettare l’intesa. In merito ai margini di manovra che ha Trump per fare in modo che questo sforzo non venga vanificato, il direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra ha risposto ai nostri microfoni che: “Donald Trump ha sostenuto questo accordo, ma non ha mai nominato i palestinesi. Ha detto che questa intesa mira a portare a casa gli ostaggi, tra cui soprattutto dei cittadini americani. Questa scelta delle parole mostra che Trump alla fine ricompenserà il premier israeliano, che è un suo alleato. Netanyahu non ha nessun interesse a inimicarsi l’amministrazione americana, tantomeno Trump. In un certo senso ci saranno delle trattative con Netanyahu che cercherà delle ricompense americane per aver accettato un accordo, sempre che il suo governo non glielo bocci”
Al di là dell’eliminazione dei vertici di Hamas, gli altri obiettivi israeliani non sono stati raggiunti
Hasni Abidi, direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra
Quindi, che speranze ci sono di veder realizzata la fase tre, la fase di ricostruzione di Gaza? “Prima di tutto direi di concentrarci sulla fase due che prevede il ritiro totale dell’esercito israeliano. – ha risposto il professore – La fase tre prevede un cessate il fuoco duraturo e la ricostruzione di Gaza, ma credo che nessuno voglia parlare di quello che verrà, ovvero di chi governerà a Gaza dopo il ritiro israeliano. È un grosso problema, un tema difficile; in questo momento tutti gli attori coinvolti vogliono solo concentrarsi sulla fine delle operazioni militari, sul dar sollievo agli ostaggi e alle loro famiglie e metter fine alla sofferenza dei palestinesi”.
Slitta riunione governo israeliano per votare accordo su Gaza
Slitta a più tardi nella giornata di giovedì la riunione del gabinetto di sicurezza israeliano per votare l’accordo con Hamas, mentre i negoziatori in Qatar stanno ancora lavorando alle ultime clausole dell’intesa. Lo riferisce Times of Israel, sottolineando che secondo l’emittente Kan la riunione, che era stata fissata per le 11, le 10 in Svizzera, è slittata anche in attesa delle decisioni del partito Sionismo Religioso riguardo al possibile ritiro dal governo. Secondo l’emittente, il premier israeliano Benjamin Netanyahu non convocherà la riunione fino a quando il leader della formazione di estrema destra Bezalel Smotrich non gli riferirà se il suo partito si ritirerà dal governo in segno di protesta per l’accordo che il ministro delle Finanze ha definito “cattivo e pericoloso”. Nel primo pomeriggio il partito di estrema destra israeliano Sionismo religioso di Bezalel Smotrich ha dichiarato che approverà l’accordo e rimarrà al governo solo se Netanyahu promette di riprendere i combattimenti per distruggere Hamas dopo la prima fase dell’intesa sugli ostaggi.