A Kramatorsk, nell’Oblast di Donetsk, a quasi due settimane dall’attacco contro il ristorante frequentato da civili ucraini e stranieri, come giornalisti operatori umanitari, la città si sente ferita, ma cerca di mantenere la sua saldezza. Oleksandr Goncharenko, il sindaco di Kramatorsk, riceve i giornalisti nel sotterraneo di un edificio anonimo. Il suo addetto stampa racconta che da mesi ormai tutto il consiglio comunale, in tutto sono un centinaio, lavora sparpagliato per motivi di sicurezza.
"Negli ultimi due, tre mesi, gli attacchi russi si sono fatti più sporadici, ne arriva in media uno ogni due settimane, ma dall'inizio della guerra, cioè in 500 giorni di conflitto, abbiamo avuto almeno 200 giorni di bombardamenti e attacchi missilistici".
La via di Kramatorsk col ristorante
L'ultimo è stato quello di martedì sera, 27 giugno, quando un Iskander russo, missile ad alta precisione e potenza, ha centrato il ristorante Ria frequentato da civili ucraini, giornalisti e operatori umanitari, oltre che dai soldati, uccidendo 13 persone, tra cui una scrittrice ucraina di 37 anni, Victoria Amelina, e tre giovani ragazze. Quel giorno il sistema di allarme non si è attivato, non ha funzionato ma, spiega Goncharenko "bisogna pensare che noi siamo a 20 km dalla linea del fronte, questo vuol dire che un razzo arriva in nemmeno un minuto e non c’è comunque il tempo di scappare".
Finora il conteggio totale delle vittime civili di Kramatorsk è di 94 morti e di 326 feriti dall’inizio della guerra. 1'700 invece le abitazioni, gli edifici pubblici e privati danneggiati o distrutti. "Prima qui c’erano 220'000 abitanti, ora ce ne sono più o meno 75-80'000, più di un terzo, ma un anno fa, in settembre, la popolazione era scesa fino a 50'000”.
Un rifugio sul marciapiede di kramatorsk
Questo vuol dire che ci sono quindi dei ritorni stabili, dice ancora il sindaco, aggiungendo che sono determinati soprattutto dalla stagione invernale e dal fatto che sia stato ripristinato il sistema di distribuzione del gas. “Tornano per non dover pagare ad esempio il riscaldamento anche in un altro appartamento affittato in una zona più sicura come Dnipro, dato che a Kramatorsk, essendo centralizzato, il riscaldamento nei condomini è comunque conteggiato nelle bollette. Se qualcuno non ha i soldi poi ovviamente non paga, ma abbiamo compreso che la maggior parte dei ritorni è provocata da questo, dalla stagione fredda, e per non pagare due volte il riscaldamento”.
Girando a piedi per la città è difficile dire però che cosa sia aperto e che cosa no. I negozi, i bar, e i ristoranti hanno le vetrine coperte da tavole di compensato per evitare che in caso di esplosione vadano in frantumi. E lungo i marciapiedi ci sono dei rifugi di cemento armato dove nascondersi in caso di attacco.
Camminando lungo il viale in cui si trovava il ristorante Ria, alle spalle del quale c’è un grosso hotel fortunatamente chiuso, incontriamo qualche commerciante. Julia ha una farmacia proprio di fronte, ha avuto solo qualche danno alle finestre e alla porta. "I russi bastardi hanno ucciso le persone e i dipendenti che lavoravano in quel ristorante guadagnando qualche soldo. Era un posto normale frequentato da famiglie, bambini che andavano a mangiare lì", dice.
Esercizi con le finestre protette da compensato
Anna ha un piccolissimo bar poco distante, i muri spessi hanno impedito un disastro. “La mia dipendente quella sera era andata via un po’ prima, aveva appena svoltato l’angolo quando ha sentito un sibilo e poi un boato. E’ tornata subito qui per prendere dei documenti e controllare che fosse tutto a posto".
La maggior parte delle persone nel quartiere non vuole più parlare di quello che è successo, si allontanano svelti e con un’espressione ancora incredula, quando passano davanti allo squarcio di quel ristorante che non esiste più.