Martedì storico per la Città del Vaticano. Si è infatti aperto nella Sala polifunzionale dei Musei Vaticani, allestita per l'occasione ad Aula di tribunale, il processo all'ex cardinale Angelo Becciu, ex sostituto della Segreteria di Stato ed ex prefetto delle Cause dei Santi, primo porporato nella storia ad essere processato in Vaticano da giudici laici (la Corte è presieduta da Giuseppe Pignatone).
Alla sbarra con l'ex cardinale altri nove imputati - tra prelati, funzionari della Santa Sede e manager esterni - e quattro società (tre riconducibili a Enrico Crasso accusato di truffa, e una a Cecilia Marogna per presunto peculato) per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato vaticana. Il processo prende avvio dalle indagini sull'acquisto del palazzo di Sloane Avenue 60, a Londra, per poi allargarsi ad altre fattispecie. In discussione reati che, a vario titolo, vanno dal peculato all'appropriazione indebita, dall'abuso di ufficio all'appropriazione indebita, dalla corruzione all'estorsione.
Al centro della vicenda, come detto, l'ex cardinale Angelo Becciu che va a giudizio con uno specifico benestare concesso da papa Francesco e che lo stesso Bergoglio, nell'udienza-shock del 24 settembre scorso, privò della carica di Curia e delle prerogative del cardinalato, e che è accusato di peculato e abuso d'ufficio, oltre che di "subornazione" di un testimone. Becciu, che contesta le accuse, dovrà rispondere dei bonifici per 575'000 euro fatti dalla Segreteria di Stato alla manager cagliaritana Cecilia Marogna (pure sul banco degli accusati), che sarebbero poi finiti in spese personali e oggetti di lusso, e i finanziamenti a favore della cooperativa del fratello dell'ex porporato, Antonino, che avrebbe incassato 600.000 euro dai fondi CEI (Conferenza episcopale italiana) e 225.000 da quelli della Santa Sede.
ATS/ANSA/Swing