Incrociamo il primo venditore ambulante di vessilli e gadget trumpiani quando mancano ancora oltre 25 miglia al luogo del comizio. Il vento agita le bandiere, i cactus dell’Arizona fanno da suggestivo sfondo. Questo stato repubblicano in bilico, che nel 2020 aveva preferito Biden, è il terreno di battaglia per l’ex Presidente in vista delle elezioni di metà mandato dell’8 novembre.
Quando arriviamo alla spianata dove si terrà l’evento, poco fuori Florence, un’ora e mezza d’auto da Phoenix, la distesa di cappellini rossi dei supporter di Donald Trump fa una certa impressione. Dal loro vociare, dal loro entusiasmo, dalle loro parole sembra che l’ultimo anno non sia passato. Niente sconfitta elettorale il 3 novembre 2020, nessun tentativo di insurrezione al Campidoglio il 6 gennaio 2021. D’altronde, ripetono loro, “Trump won”.
Kim viene dalla North Carolina e gira il Paese a vendere cappellini, magliette e felpe o oggettistica varia dedicata al 45esimo presidente americano. “Gli affari vanno benissimo, nell’ultimo anno sono persino migliorati”, mi dice. La novità di quest’anno sono il cappellino con la scritta “Trump 2024” e le t-shirt con l’insulto in codice “Let’s go Brandon” (il bersaglio è Biden). “Vedo tanto entusiasmo, - racconta, spiegando di aver ripreso l’attività itinerante dal marito due anni fa - e anche tanta insofferenza, tanta rabbia”.
Kim viene dal North Carolina e vende gadget e oggettistica incentrata su Trump
Cappellini con scritte che inneggiano al ritorno di Trump nell'agone politico
Alcuni simpatizzanti dell'ex presidente
I supporter di Trump sono assai festosi, cordiali e con modi affabili, in attesa di entrare nell’anfiteatro dove si terrà il comizio, ognuno racconta quasi con orgoglio il motivo della propria presenza (vengono da Arizona, Nevada, California… c’è chi è arrivato un giorno prima e ha pernottato nel posteggio), ribadisce l’ottimismo in vista delle elezioni di MidTerm – “Ci riprenderemo la Camera e il Senato, e poi ci riprenderemo l’America” – e snocciola le ragioni dello scontento repubblicano: l’inflazione, l’immigrazione illegale, i troppi obblighi (mascherina, vaccino…), l’Afghanistan, la legalità del voto…
Comizio di Trump in Arizona: la folla urla "Lock him up!", ossia "Rinchiudetelo!", lo slogan contro l'infettivologo Anthony Fauci
RSI/Massimiliano Herber 16.01.2022, 14:48
L’arrivo di Donald Trump è preceduto da una carrellata di deputati repubblicani – tutti fedelissimi all’ex inquilino della Casa Bianca – e di candidati locali che hanno ottenuto l’endorsement dell’ex Presidente, quasi un marchio di “trumpiani doc”. La candidata Governatrice dell’Ariziona promossa da The Donald, Kari Lake, ha assicurato che lei non avrebbe certificato la vittoria di Joe Biden nel suo stato. Dalla folla si levano diversi cori: da “Decertify!” (“togliete la certificazione) all’invito ad arrestare il dottor Fauci, visto dalla base come il nemico numero uno, colui che ha privato gli americani “della loro libertà con la scusa della pandemia”.
Quando arriva Donald Trump sul cielo dell’Arizona è già scesa la notte. L’ingresso nell’arena è preceduto da un video con diversi spezzoni eufemisticamente ingenerosi di Joe Biden definito “una pandemia umana” e “un fallimento totale”, ma quando sale sul palco - cappellino rosso e cappotto – il primo tema che Donald Trump affronta è quello delle cosiddette “Elezioni rubate” – “abbiamo ottenuto 12 milioni di voti in più del 2016, denuncia, com’è possibile che abbiamo perso?” (n.d.r.: Biden ne ha ottenuto 7 in più). Poi se la prende con l’attuale amministrazione per la “frontiera colabrodo” (tema assai sentito in Arizona) e per aver delegittimato l’America agli occhi del mondo, con i fake news media che non dicono la verità e “non mostrano quanta gente è venuta qui stasera”, con Biden (“debole”, “incapace”, “disastroso”) e Fauci per non aver saputo risolvere il problema della pandemia (“gli avevamo lasciato in eredità il vaccino”) e con “i radicali di sinistra” che vogliono “togliere le libertà agli americani”. Per questo il comizio si chiama “Save America”, “salviamo l’America”.
"Riprendiamoci l'America!", il grido di battaglia dei sostenitori di Trump
L’ex Presidente accenna solo di sponda al tema del 6 gennaio – accenna alla “
bufala della commissione parlamentare di inchiesta”, difende le persone che sono state arrestate per l’assalto a Capitol Hill e denuncia “
le loro condizioni di detenzione”, ma la platea è abbastanza fredda, non pare seguirlo e così Trump la blandisce, “
una folla così grande che l’occhio non riesce a vedere” e torna su temi di maggior presa. Una folla davvero impressionante che una sera di gennaio, nel deserto dell’Arizona, è tornata entusiasta a vedere e ascoltare il suo presidente-redentore. Trump non ha alluso a una sua eventuale ricandidatura nel 2024. Troppo presto e stasera non ce n’era bisogno. Prima di pensare alle elezioni tra tre anni, basta riconoscere che a quattordici mesi di distanza dalle Presidenziali nulla sembra davvero essere cambiato.
Massimiliano Herber