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Assange verso l'estradizione negli USA

La Corte suprema di Londra boccia il ricorso. Il co-fondatore di WikiLeaks è inseguito dalle autorità statunitensi da oltre 10 anni. Aveva svelato (anche) crimini di guerra

  • 14 marzo 2022, 22:23
  • 23 giugno 2023, 17:05

Notiziario 20.00 del 14.03.2022

Notiziario 14.03.2022, 21:16

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Di: ATS/M. Ang.

La giustizia britannica ha chiuso l'ultima porta alle speranze di Julian Assange di sfuggire agli Stati Uniti. E ha confermato la sentenza d'appello favorevole all'estradizione oltre oceano del cofondatore di WikiLeaks (potrebbe essere questione di settimane, salvo sorprese procedurali clamorose).

Il 50enne attivista australiano è inseguito da oltre un decennio dalle autorità USA per aver contribuito alla diffusione dal 2010-2011 di una montagna di file secretati, sottratti agli archivi USA, Pentagono incluso, e aver svelato prove di crimini di guerra commessi tra Afghanistan e Iraq.

La Corte Suprema del Regno si è rifiutata di riesaminare il caso, liquidando come insussistenti "i punti di diritto" invocati dalla difesa per una revisione del verdetto di secondo grado, col quale i magistrati d'appello avevano ribaltato a dicembre il no all'estradizione opposto in prima istanza dalla giudice Vanessa Baraister sulla base delle condizioni di salute e psichiche di Assange - che ha trascorso 7 anni da rifugiato nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra e poi altri 3 nel penitenziario di massima sicurezza londinese del Belmarsh in attesa di giudizio, malgrado nel frattempo fossero cadute le controverse accuse di stupro presentate in parallelo nei suoi confronti dalla magistratura svedese - e di una perizia che lo indicava a rischio di suicidio se lasciato ai rigori della giustizia USA.

Il dossier è destinato a tornare sul tavolo di Baraister; non potrà fare altro che prendere atto della decisione finale e trasferire le carte al ministro dell'Interno per il necessario placet politico (scontato da parte della titolare dell'Home Office nel Governo di Boris Johnson, Priti Patel) all'esecuzione del contestatissimo provvedimento d'estradizione al grande alleato di Washington: entro un termine di 28 giorni, che scatterà anche se la difesa tentasse di rivolgersi a una Corte internazionale.

Il tutto in barba alle denunce di sostenitori, attivisti dei diritti umani legati all'ONU e associazioni come Amnesty International o Reporters Sans Frontiers contro quella che da tempo viene additata come una forma di persecuzione, oltre che di minaccia alla libertà d'informazione in sé: tanto più se si considera che i file 'incriminati' di WikiLeaks furono resi pubblici attraverso alcune delle più prestigiose testate giornalistiche dell'Occidente.

In sostanza la svolta di oggi segna il destino di Assange, forse per sempre. In un contesto internazionale da nuova guerra fredda con la Russia innescata dall'invasione dell'Ucraina che, per una voce giudicata ormai da tempo 'anti-occidentale' come Assange, potrebbe rivelarsi un colpo di grazia.

Negli USA Julian rischia grosso. In teoria fino a una potenziale pena monstre pari a 175 anni di galera, dato che gli viene imputato non solo il presunto reato di complicità nell'hackeraggio dell'archivio del Pentagono, bensì persino un'accusa di violazione della legge sullo spionaggio (l'Espionage Act del 1917): del tutto inedita nella storia americana moderna per una vicenda di diffusione di documenti riservati, o anche top secret, sui media.

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