La mattina del 20 gennaio, numerosi richiedenti l’asilo che avevano ottenuto un appuntamento per presentare la loro pratica hanno attraversato la frontiera. Poi tutto si è fermato. Con l’insediamento di Donald Trump come 47° presidente degli Stati Uniti, non solo sono stati sospesi nuovi appuntamenti ma migliaia già confermati sono stati annullati. Così si è chiusa l’era di CBP One, l’app introdotta due anni fa dall’amministrazione Biden per regolare in modo più ordinato le richieste d’ingresso. L’applicazione concedeva fino a 1’450 appuntamenti al giorno, offrendo ai migranti un percorso legale, anche se non una garanzia di restare negli Stati Uniti. Era comunque una speranza che spingeva molti ad aspettare mesi. Ora, alla frontiera, l’incredulità si è trasformata in disperazione, lasciando migliaia di persone in un limbo di insicurezza.
In teoria, chi fugge da situazioni di pericolo dovrebbe poter presentare domanda d’asilo senza appuntamento, tuttavia, la crescita del flusso migratorio aveva portato l’amministrazione Biden a introdurre CBP One per ridurre gli ingressi illegali. Con l’arrivo di Trump, la priorità torna a essere il blocco delle frontiere. Chiude anche il programma che consentiva l’ingresso legale negli Stati Uniti via aereo per 500’000 richiedenti asilo da Cuba, Haiti, Nicaragua e Venezuela, evitando che si ammassassero alla frontiera.
Trump ha reintrodotto la controversa politica “Rimani in Messico”, in vigore durante la sua prima presidenza. Prevede che tutti i richiedenti l’asilo, indipendentemente dalla loro nazionalità, siano trasferiti in Messico, dove dovranno attendere l’udienza nei tribunali statunitensi.
La presidente messicana Claudia Sheinbaum, sotto pressione negli ultimi mesi per le ripetute minacce di Trump contro il Messico, ha invitato alla calma, affermando che: “È importante fare riferimento ai decreti firmati, al di là delle dichiarazioni”. Pur cercando di ridimensionare l’impatto della politica “Rimani in Messico”, non ha mancato di criticare la decisione unilaterale di reintrodurla. Su questa politica la presidente ha mantenuto una posizione ambigua negli ultimi mesi ma, dopo la decisione definitiva di Trump, ha dichiarato di non aver accettato che il Messico torni a essere meta di accoglienza di richiedenti l’asilo di Paesi terzi.
Sheinbaum ha anche lodato gli sforzi messicani per ridurre il numero di arrivi alla frontiera, sebbene spesso non siano il risultato di politiche precise ma di pratiche più volte denunciate, come il trasporto ingannevole di migranti con false promesse e l’abbandono in aree remote, lontane dalle principali rotte migratorie.
L’attenzione ora è rivolta al prossimo 1° febbraio, quando Trump dovrebbe annunciare nuovi dazi sulle merci messicane. Con un’economia stagnante e un alto debito pubblico, il Messico teme che una riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti possa aggravare ulteriormente la crisi economica. Come già accaduto durante il suo primo mandato, il presidente utilizza i dazi come strumento di pressione per ottenere concessioni su altri fronti, in particolare quello migratorio.
Intanto, al confine, si prospetta una crisi annunciata. La promessa di Trump sulle espulsioni di massa ha gettato le città di frontiera nell’incertezza. In mancanza di informazioni su tempi e numeri di persone, le autorità e le organizzazioni non governative non sanno come prepararsi. Molti rifugi sono al momento sotto-utilizzati ma un’ondata improvvisa di migranti espulsi potrebbe rapidamente portarli al collasso.
Questa situazione di caos e mancanza di canali legali favorisce la criminalità organizzata. I cartelli della droga, che si contendono le rotte migratorie, sfruttano i migranti che continuano a pagare per poter continuare il percorso. In aggiunta, vengono spesso derubati o rapiti, con i riscatti pagati dai familiari negli Stati Uniti. Proprio a gennaio, è stato scoperto un altro tunnel sotterraneo tra Ciudad Juárez ed El Paso, in Texas. Per attraversarlo, i migranti dovevano pagare fino a 5’000 dollari ciascuno. Era solo l’ultimo di un lungo tragitto costellato di estorsioni.