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Bürgenstock, Zelensky in una posizione indebolita

I negoziati per la pace avrebbero dovuto iniziare dopo il ripiegamento delle truppe russe, ma la guerra in Ucraina sta andando per il verso opposto

  • 13 giugno, 05:44
  • 13 giugno, 21:01
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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky

  • Reuters
Di: Stefano Grazioli

Il presidente Volodymr Zelensky si presenta alla conferenza sulla pace in Ucraina in una posizione indebolita rispetto a quanto previsto. In primo luogo perché il piano in dieci punti che costituisce, o avrebbe dovuto costituire, il punto di partenza delle discussioni al Bürgenstock era stato annunciato nel novembre del 2022, dopo che le truppe di Kiev avevano recuperato molto terreno sia sul fronte del nordest, nella zona di Kharkiv, che su quello meridionale, con il ritiro di quelle russe nella regione di Kherson, oltre la riva sinistra del fiume Dnepr. Allora a Kiev si prospettava una controffensiva per il 2023 che avrebbe dovuto respingere i russi sia dal Donbass che dalla Crimea e i negoziati per la pace avrebbero dovuto iniziare, appunto secondo il piano, dopo il ripiegamento delle forze del Cremlino dietro i confini del 2014. Se il conflitto è andato per il verso opposto, il capo di Stato ucraino ha mantenuto invece la linea scelta allora, che lo mette per forza di cose in condizione di non poter giocare al rialzo.

Muro cinese

In secondo luogo Zelensky ha cercato nelle scorse settimane e mesi di rafforzare il fronte occidentale che da sempre lo sostiene, costituito in prima linea dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, coinvolgendo in vista della Conferenza altri Paesi non allineati o presunti tali. Si è però scontrato con il muro cinese e l’alleanza tra Mosca e Pechino che pare solida e decisa a ridisegnare nuovi equilibri geopolitici mondiali, partendo proprio dalla scacchiera ucraina; Zelensky ha espresso in maniera chiara il suo dissenso nei confronti delle decisioni di Xi Jinping, interessato più al legame con Vladimir Putin che alle sorti immediate dell’Ucraina, precludendosi probabilmente spazi di dialogo futuri. Il blocco euroasiatico, che comprende i paesi della SCO, l’Organizzazione di Shanghai trainata da Russia e Cina, così come quello dei BRICS, non più limitato alle cinque nazioni dell’acronimo (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), ma che coinvolge direttamente stati come l’Egitto e l’Iran, appare sempre più antitetico a quello occidentale, anche oltre il rifiuto o meno alla partecipazione alla conferenza sulla pace.

Piano ridotto

Stando alle comunicazioni ufficiali da parte Svizzera, Paese che ha organizzato la conferenza in seguito alla richiesta esplicita dell’Ucraina, in primo piano al Bürgenstock saranno posti temi di interesse generale, quali la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e gli aspetti umanitari, come la questione dei soldati o dei civili presi prigionieri, in sostanza i primi quattro punti del piano Zelensky, il tutto entro una cornice destinata a sviluppare una visione comune verso una pace giusta e duratura in Ucraina. Al di là delle formule generali è però evidente già in partenza come quella che era l’agenda in dieci punti sia stata ridotta ai minimi termini. Problematico sia il punto 6 del piano ucraino (quello che prevede appunto il ritiro delle truppe russe), che i punti 9 e 10 (che prevedono garanzie di sicurezza per l’Ucraina e la pace definitiva). Da questa prospettiva è da notare come gli stessi Stati Uniti e Unione Europea non abbiamo mai nemmeno accennato a uno scenario postbellico con la creazione di una nuova architettura di sicurezza continentale. L’entrata dell’Ucraina nella NATO è di fatto esclusa.

Consenso difficile

Difficile insomma trovare il consenso anche tra gli alleati su elementi che al momento non possono rientrare in un programma realistico di pacificazione. L’obiettivo principale della conferenza è secondo la Svizzera quello di ispirare comunque un futuro processo di pace, creando una piattaforma di dialogo sui modi per raggiungerla, anche attraverso un quadro normativo, e di definire una roadmap per coinvolgere tutte le parti, Ucraina e Russia, sulla via della futura pacificazione. Quest’ultimo intento rappresenta forse la sfida più difficile tra quelle dichiarate, dato che da una parte Mosca non è presente, dall’altra Kiev è appunto ancorata al punto 6 del piano lanciato nel 2022: al momento Zelensky, come Putin del resto, sembra ancora intenzionato a voler cercare la vittoria sul campo, per la quale i tempi non sono certo brevi.

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