La Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha concluso la sua giornata di giovedì senza riuscire a eleggere un nuovo presidente (speaker) e rimane quindi completamente paralizzata soprattutto a causa del dissenso nelle fila repubblicane sul nome di Kevin McCarthy.
Il sin qui favorito McCarthy non è ancora riuscito a farsi eleggere malgrado i tre giorni di negoziati e votazioni e nemmeno dopo la tornata numero undici andata in scena nella tarda serata di giovedì. Continuano a mancargli una ventina di suffragi che sarebbero dovuti arrivare da altrettanti eletti repubblicani che però continuano a non dargli il loro appoggio per motivi diversi, in contrapposizione con la stragrande maggioranza dei deputati rep che lo vorrebbero vedere eletto. Ci riproverà comunque oggi da mezzogiorno (le 18 in Svizzera).
I repubblicani ribelli hanno quindi aperto uno scenario sinora inedito negli ultimi 160 anni lasciando la Camera USA nel caos e senza un presidente. Tutto ciò porta al blocco dei lavori in quanto la situazione di stallo impedisce ai rappresentati eletti di prestare giuramento e di conseguenza impossibilitati a prendere una qualsiasi decisione o approvare testi e leggi.
Terza figura più importante della politica americana dopo il presidente e il vicepresidente, lo speaker ha bisogno di una maggioranza di 218 voti per essere eletto. Il tetto massimo raggiunto da Kevin McCarthy per il momento è di 201; ciò che porta osservatori e deputati a chiedersi fino a quando la sua candidatura resterà valida.
McCarthy: chi è e chi non lo vuole
Telegiornale 05.01.2023, 21:00