"È impossibile addestrarsi a seguire le grida di chi affoga di notte in mezzo al mare": a parlare è Alessandro Porro, uno dei soccorritori italiani a bordo dell’Aquarius.
Suo malgrado è quello che ha dovuto fare lo scorso sabato, quando la nave gestita da SOS Mediterranée e Medici senza frontiere si è trovata a salvare due gommoni alla deriva: da lì è iniziato tutto.
Lo stop delle autorità italiane, l’attesa in mare, e la notizia che sarebbe stata la Spagna ad accoglierli. Poi il trasbordo sulle navi della Guardia costiera e della Marina italiana, lottando contro la diffidenza dei migranti.
"Pensavano fosse la guardia costiera libica e loro ne hanno fobia” racconta Massimo Belletti, altro volontario a bordo. In alcune occasioni sono gli stessi migranti a provare ad affondare il loro gommone quando vedono i libici, spiega, “piuttosto che tornare in Libia preferiscono annegare in mare”.
Vinte le reticenze e il mare grosso, ieri l’Aquarius è finalmente arrivato a Valencia, porto lontano ma aperto.
Davide Mattei