Diciassette morti e l'inizio di un anno nero per la Francia: a un lustro dall'assalto jihadista che decimò la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo, la Francia ricorda l'attentato che il 7 gennaio 2015 diede il via a una lunga serie nera, culminata nel novembre successivo nella strage dei bistrot parigini e del Bataclan.
Ad aprire il fuoco durante la riunione di redazione furono i fratelli Cherif e Said Kouachi, che uccisero le 12 persone presenti, giornalisti, operatori, invitati, poliziotti. Morirono, in quell'assalto, firme popolarissime come Charb e Wolinski. Quarantotto ore dopo, la caccia all'uomo si concluse in una tipografia della banlieue dove i Kouachi furono uccisi dalle forze speciali.
Nelle stesse ore, un complice, Amedy Coulibaly, colpì la comunità ebraica prendendo degli ostaggi nel supermercato Hyper Cacher alle porte della capitale. Uccise 4 persone prima di essere a sua volta freddato dalle teste di cuoio. Il giorno prima, aveva ucciso una poliziotta a Montrouge, a sud di Parigi.
RG 12.30 del 07.01.20: la corrispondenza di Alessandro Grandesso
RSI Info 07.01.2020, 13:43
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"Ieri - scrive Laurent Sourisseau in arte Riss, direttore di Charlie Hebdo, nel suo editoriale commemorativo - dicevamo 'merde' a Dio, all'esercito, alla Chiesa, allo Stato. Oggi, bisogna imparare a dire 'merde' alle associazioni tiranniche, alle minoranze narcisistiche, ai bloggers che ci bacchettano come maestrine. Oggi, il politicamente corretto ci impone ortografia di genere, ci sconsiglia di usare parole che potrebbero disturbare".