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Civili allo stremo in Ucraina

I russi bombardano obiettivi in varie aree del Paese e a Kiev scarseggiano cibo e acqua potabile - Biden corretto da più parti

  • 27 marzo 2022, 18:18
  • 20 novembre, 18:24
01:58

Ucraina, la situazione sul terreno

Telegiornale 27.03.2022, 14:30

  • Reuters
Di: EnCa/AFP 

La quinta domenica di guerra in Ucraina ha visto le forze armate russe continuare a bombardare infrastrutture civili nel centro delle città. Le truppe di Mosca hanno infatti devastato il deposito di petrolio situato a Dubno, località nella provincia di Rivne a metà strada tra Leopoli e Kiev, con un bombardamento missilistico che ha invece risparmiato la gigantesca caserma non molto lontana dal centro del capoluogo, Rivne. Del resto, un altro deposito di carburanti, quello bombardato sabato a Leopoli dai soldati di Mosca (e che serviva le attività civili cittadine), è andato totalmente distrutto dopo aver bruciato per dodici ore.

Sempre domenica fonti militari ucraine hanno riferito che tra le truppe entrate a Slavutych (città dormitorio costruita negli anni ’80 per ospitare chi lavorava a Chernobyl) vi sarebbero pure militi bielorussi, come lo confermerebbe l’arrivo di blindati con la “O” sulle fiancate, riservata alle truppe del presidente Lukashenko. Minsk nei giorni scorsi aveva temporeggiato su un ingresso concreto nel conflitto, come chiesto a gran voce da settimane dal Cremlino. Mancano però ulteriori verifiche.

Un missile scagliato dai soldati di Mosca verso obiettivi spesso civili in Ucraina.

Un missile scagliato dai soldati di Mosca verso obiettivi spesso civili in Ucraina.

  • Keystone

Intanto si rifanno sentire i leader separatisti del Donbass, i quali hanno evocato, nel caso dell’autoproclamata repubblica di Luhansk (riconosciuta, come quella di Donetsk, solo da Mosca), un referendum per decidere l’annessione alla Russia. La richiesta, tuttavia, è stata rispedita al mittente da un’importante personalità politica russa. Il presidente della commissione della Duma per gli affari delle ex repubbliche sovietiche, Leonid Kalashnikov, rimarca che “è sconsigliabile tenere ora referendum” simili, poiché a suo avviso “le due repubbliche erano fino a tempi recenti parte dell’Ucraina” e precisa che nemmeno le repubbliche separatiste georgiane di Ossezia del Sud e Abkhazia (anche riconosciute dal Cremlino) si sono spinte così avanti.

01:36

RG 12.30 del 27.03.2022 - La corrispondenza di Stefano Grazioli

RSI Info 27.03.2022, 16:59

  • Keystone

A Kiev ormai la vita è sopravvivenza

Sul campo di battaglia, intanto, si registrano pesanti bombardamenti nell’area della capitale Kiev. Oltre trenta di questi hanno avuto come bersaglio nelle ultime 24 ore complessi abitativi e infrastrutture locali, stando a quanto riferisce l’amministrazione militare regionale. A Kiev e nel suo hinterland, che prima dell’aggressione dei russi contavano circa quattro milioni d’abitanti, la vita intanto si sta facendo durissima. La deputata Lesia Vasylenko ha dichiarato che le persone ormai stanno morendo di fame e sono costrette a bere acqua non potabile. Gli attacchi russi sono costanti e la gente soffre molto la scarsità di cibo mentre deve stare rintanata negli scantinati e nelle stazioni della metropolitana.

Le autorità di Kiev segnalano d’altronde che i russi stanno "deportando verso est" e nel loro territorio circa 40'000 ucraini, reinsediandoli con la forza e creando una “realtà umanitaria alternativa” di corridoi illegali e migrazione forzata. La ministra ucraina Iryna Vereschuk chiama in causa il Comitato internazionale della Croce Rossa, affermando che quest’ultimo avrebbe persino aperto “un ufficio di rappresentanza in terra russa a Rostov sul Don per lavorare con gli ucraini deportati con la forza”. Il CICR ha smentito: "Non supportiamo operazioni ai danni della volontà dei civili. Non aiutiamo ad attuare evacuazioni forzate. Siamo un'organizzazione umanitaria neutra e imparziale".

Sono più di 3,8 milioni le persone fuggite dall'Ucraina dall'inizio dell'invasione russa un mese fa. Si tratta dei dati odierni delle Nazioni Unite, le quali precisano però che il flusso di rifugiati è notevolmente rallentato. Non è mancato in questa domenica un nuovo appello al dialogo da parte di Papa Bergoglio.

Dichiarazioni di Biden fra smentite e correzioni

Intanto si moltiplicano, tanto all’interno dell’amministrazione di Washington quanto altrove, coloro che prendono le distanze dalle dichiarazioni – a dir poco ruvide – rilasciate sabato dal presidente americano Joe Biden all’indirizzo del suo omologo russo e nelle quali ha definito Putin "macellaio" e "un dittatore" che "non può restare al potere". Il segretario di Stato USA Antony Blinken ha affermato che gli Stati Uniti non hanno alcuna strategia per un cambio di regime in Russia. Gli ha fatto eco il presidente francese Emmanuel Macron, il quale ha detto che da parte sua non userebbe nei riguardi di Putin la parola "macellaio", e invita a non alimentare una escalation di parole o di azioni, precisando che nei prossimi giorni parlerà al telefono con il leader russo per organizzare un'operazione di evacuazione di civili dalla città devastata di Mariupol. E ancora, da Londra il segretario all'Istruzione Nadhim Zahawi afferma che "sta solo al popolo russo decidere da chi essere governato", mentre la Turchia sottolinea che non bisogna bruciare i ponti con Mosca poiché il dialogo deve continuare.

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