Hamas, al potere nella Striscia di Gaza dal 2007 e nemico giurato di Israele, ha lanciato la sua offensiva all’alba di sabato 7 ottobre, nel bel mezzo del Sabbath, il riposo settimanale ebraico, e 50 anni e un giorno dopo l’inizio della guerra arabo-israeliana del 1973.
Ha dichiarato di aver lanciato 5’000 razzi verso Israele, mentre i suoi combattenti hanno usato esplosivi e bulldozer per attraversare la barriera che separa Gaza dal territorio israeliano, attaccando postazioni militari e civili in strada.
Utilizzando veicoli, barche e persino parapendii motorizzati, i combattenti hanno sequestrato attrezzature militari israeliane e si sono infiltrati in aree urbane di Israele come Ashkelon, Sderot e Ofakim, a circa 20 chilometri dalla Striscia di Gaza, un’enclave povera con una popolazione di 2,3 milioni di abitanti.
“Quello che Hamas dovrà affrontare sarà difficile e terribile (...), cambieremo il Medio Oriente”, ha dichiarato lunedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, chiedendo la formazione di un “governo di unità nazionale”. Ma al di là delle dichiarazioni ufficiali, ciò che è certo è che Israele è stato del tutto colto di sorpresa, come conferma alla RSI Elio Bollag, esponente della comunità israelita di Lugano.
Fin da subito, da più parti, è stata sollevata l’opportunità di continuare a mandare aiuti ai palestinesi. La stessa UE si è domandata come agire, annunciando l’avvio di una revisione urgente dell’assistenza alla Palestina, revisione che tuttavia non riguarda l’assistenza umanitaria fornita nell’ambito delle operazioni europee di protezione civile e di aiuto umanitario.
L’esercito israeliano, che ha contato più di 3’000 attacchi palestinesi, ha lanciato l’operazione “Iron Sabre” sabato, effettuando attacchi aerei e distruggendo edifici ritenuti “centri di comando” di Hamas a Gaza. Secondo le Nazioni Unite, più di 263’000 palestinesi sono stati sfollati a Gaza a causa degli attacchi.
La risposta d’Israele
Israele ha imposto un “assedio totale” sulla Striscia di Gaza da lunedì e ha annunciato di aver schierato decine di migliaia di soldati nel sud del Paese, che hanno combattuto contro gli infiltrati. Il tentativo è anzitutto quello di salvare gli israeliani presi in ostaggio da Hamas. Ma le Nazioni Unite hanno ribadito che l’assedio totale è “proibito” dal diritto umanitario internazionale.
Inoltre, le autorità israeliane hanno deciso di sfollare i residenti dalla periferia di Gaza e hanno ordinato la chiusura “immediata” dell’approvvigionamento idrico della Striscia di Gaza, che rappresenta il 10% del consumo annuale di acqua del territorio.
Secondo alcuni analisti la risposta di Israele non potrà che essere “di una violenza mai vista”. Così, fra gli altri, il parere di Claudio Bertolotti, direttore esecutivo di Start InSight ed esperto dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI).
Ad oggi, in totale, la guerra ha già fatto più di 3’000 vittime da entrambe le parti, tra civili, soldati israeliani e combattenti palestinesi. In Israele, secondo le autorità, sono state uccise più di 1’000 persone. Le ONG hanno affermato che più di 100 persone sono state uccise in un singolo kibbutz nel sud di Israele e che circa 250 persone sono state uccise in un festival musicale frequentato da centinaia di israeliani vicino a Gaza. Le immagini con l’attacco di Hamas al rave party hanno fatto il giro del mondo. Secondo alcuni sopravvissuti i terroristi sparavano in più direzioni senza lasciare scampo.
La risposta israeliana, ancora in corso, deve fare i conti con le minacce di Hamas che, già lunedì sera, ha dichiarato di voler giustiziare gli ostaggi israeliani in risposta agli attacchi sulla Striscia di Gaza: “Ogni volta che il nostro popolo viene preso di mira senza preavviso, ciò comporterà l’esecuzione di uno degli ostaggi civili (...) Il nemico non capisce il linguaggio umanitario ed etico, quindi gli parleremo in una lingua che capisca”, ha minacciato il gruppo islamista.
Le Brigate Al-Qassam, l’ala militare di Hamas, hanno annunciato di aver lanciato l’offensiva per “porre fine ai crimini dell’occupazione”. Israele occupa la Cisgiordania dal 1967, ha annesso la parte orientale di Gerusalemme e ha imposto un rigido blocco sulla Striscia dal 2007. “Siamo sull’orlo di una grande vittoria”, ha dichiarato il leader di Hamas Ismail Haniyeh all’inizio dell’offensiva. Il movimento ha invitato “i combattenti della resistenza nella Cisgiordania occupata” e “le nazioni arabe e musulmane” a unirsi alla sua lotta.
La preoccupazione degli Stati Uniti
“Profondamente preoccupati”, gli Stati Uniti hanno avvertito lunedì sera gli Hezbollah libanesi di non aprire un “secondo fronte” contro Israele, dopo che il movimento filo-iraniano, bête noire di Israele, ha bombardato due caserme in risposta alla morte di tre suoi membri a causa di un bombardamento in una zona di confine nel sud del Libano. Ma la situazione è al limite e in qualsiasi momento tutto può accadere. Già lunedì scorso, del resto, le “Brigate al-Quds”, l’ala militare della Jihad islamica palestinese, che sostiene Hamas, hanno rivendicato la responsabilità di un’operazione di infiltrazione in territorio israeliano dal Libano. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver “ucciso diversi sospetti armati che si erano infiltrati in territorio israeliano dal territorio libanese”. Mentre martedì, l’ala militare di Hamas ha affermato di aver lanciato tre salve di razzi dal sud del Libano verso Israele.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha descritto gli attacchi di Hamas come “pura malvagità”, riportando notizie “scioccanti” di “bambini uccisi, intere famiglie massacrate”. Gli Stati Uniti, in ogni caso, sono pronti a dispiegare “ulteriori risorse” per sostenere lo Stato ebraico, ha dichiarato Biden, avendo già inviato aiuti militari e spostato il proprio gruppo aereo navale più vicino a Israele nel Mediterraneo.
Anche le ONG hanno messo in guardia sulla situazione sanitaria nella Striscia di Gaza, chiedendo un corridoio umanitario per sostenere la risposta medica, mentre il ministero della Sanità dell’enclave ha avvertito che la mancanza di rifornimenti e di medicinali avrebbe portato a una “situazione catastrofica”.
Gli altri Paesi in gioco
L’Egitto, l’Arabia Saudita e il Qatar hanno dichiarato che stanno intensificando i contatti per porre fine all’escalation. L’Iran, invece, ha assunto un ruolo di primo piano nel sostenere l’offensiva di Hamas, pur respingendo le accuse di un suo coinvolgimento. Sul ruolo dell’Iran molti esperti hanno detto la loro. Alla RSI Eleonora Ardemagni, esperta di Medio Oriente dell’Istituto di studi di politica internazionale di Milano (ISPI), ha affermato che “certamente Hamas è un attore armato che viene finanziato e armato, addestrato, dai guardiani della rivoluzione islamica, quindi dall’Iran”. Il capo della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit, infine, ha assicurato che la sua organizzazione rifiuta la violenza “da entrambe le parti”. I ministri degli Esteri arabi si riuniranno mercoledì presso la sede della Lega Araba al Cairo.
Fin dall’inizio del conflitto diversi turisti e stranieri hanno cercato di lasciare Israele non senza difficoltà. RSI ha raccolto la testimonianza della ticinese Sari Levi, giunta in Israele per trascorrere una settimana di ferie con la madre. Quanto sta accadendo riporta d’attualità il fatto che il DFAE non dispone di mezzi propri per riportare a casa i connazionali in caso di bisogno.
Hamas, che cos'è e cosa vuole
Telegiornale 09.10.2023, 20:47