Ciò che sta accadendo in Medio Oriente preoccupa e angoscia anche gli ebrei che vivono in Svizzera i quali, praticamente, hanno tutti parenti e amici in Israele. Da ieri mattina il telefono della sede centrale a Zurigo della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) squilla in continuazione.
“Tutti sono scioccati, sconvolti. Tutti hanno contatti stretti con Israele e sono preoccupati per il destino di famigliari e amici intrappolati in un Paese ormai in guerra”, sottolinea il segretario generale della FSCI Jonathan Kreutner. “Siamo abituati ai conflitti” ma quella in atto è “una situazione del tutto nuova e anche i membri delle nostre comunità parlano di una pressione mai vissuta finora”.
Le comunità ebraiche in Svizzera si sentono al sicuro. A Zurigo e in altre città è stata rafforzata nei giorni scorsi la presenza della polizia intorno alle sinagoghe e ad altre istituzioni israelite. Al momento, rileva Kreutner, non si segnala un aumento dei casi di antisemitismo. Ma alle autorità svizzere chiede di agire in fretta e di vietare Hamas. Invita quindi la Confederazione “fintanto che non si deciderà finalmente a compiere questo passo” a darsi da fare per far tornare a casa gli ostaggi.
“La Svizzera finora ha sempre sostenuto che, grazie ai contatti con Hamas, può contribuire ad allentare la tensione a Gaza”. Quindi, afferma Kreutner, “noi chiediamo di attivare ora questi contatti affinché gli ostaggi - bambini, donne e anziani - possano essere liberati senza che vengano poste delle condizioni”.
La FSCI chiede inoltre al Governo di impegnarsi maggiormente per riportare a casa gli svizzeri attualmente bloccati in Israele. Intanto lo Stato ebraico, segnala Kreutner, sta vivendo un trauma paragonabile agli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. E anche gli ebrei in Svizzera si interrogano sul futuro sempre più incerto di Israele. “C’è purtroppo da temere che l’escalation di questi giorni sia solo l’inizio di un nuovo, cruento conflitto. È una situazione veramente straziante: noi speriamo ancora che le armi possano tornare presto a tacere. Ma sciaguratamente tutto fa pensare che sia l’inizio di una nuova guerra”, conclude il segretario generale della FSCI.
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