Le truppe russe stanno avanzando da nord verso Bakhmut. La località di Soledar, distante una decina di chilometri, stando al quotidiano rapporto del Ministero della difesa britannico di martedì, è ormai per la maggior parte sotto il controllo dei soldati di Mosca. Soledar è nota per le più grandi miniere di sale di Europa, con molti chilometri di cunicoli sfruttati oggi a scopo militare da chi deve difendersi. Una situazione “che ricorda un po’ l’Azovstal a Mariupol”, come ha spiegato alla RSI Pietro Batacchi, direttore della rivista italiana di difesa. Ai russi, afferma però ancora, è riuscito di avere ora sotto tiro “la principale via di rifornimento”, mettendo le difese di Soledar “a rischio di essere tagliate fuori”.
RG 12.30 del 10.01.2023 Il servizio di Paola Nurnberg
RSI Info 10.01.2023, 14:03
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Allo stesso tempo, però, stando all’intelligence di Londra la caduta di Bakhmut non è imminente, perché i soldati ucraini hanno costruito difese solide e in questo caso dispongono ancora di vie di rifornimento.
A condurre l’attacco sono i mercenari del gruppo Wagner, il cui capo, Evgeni Prigozhin, ha riconosciuto che i combattimenti sono intensi e sanguinosi e che le truppe di Kiev si stanno difendendo con coraggio.
Da parte ucraina si denuncia invece l’escalation della battaglia, che dura ormai da mesi – con migliaia di vittime su entrambi i fronti - ma che negli ultimi giorni si è fatta ancora più dura.
RG 07.00 del 10.01.2023 La testimonianza dell'inviato di Repubblica Daniele Raineri, che si trova nella vicina Kramatorsk
RSI Info 10.01.2023, 14:02
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Bakhmut un tempo aveva 70'000 abitanti. Oggi è praticamente rasa al suolo e oltre il 90% della popolazione è fuggito. I pochi rimasti vivono rintanati nelle cantine ed escono solo per procurarsi beni di prima necessità, mentre i bombardamenti di artiglieria proseguono incessanti. Migliaia di colpi vengono sparati ogni giorno.
L'importanza strategica
L’area ha però una grande importanza strategica perché “costituisce lo snodo centrale di tutto il dispositivo di difesa ucraino nel Donbass”, sostiene Batacchi. Un dispositivo “messo in piedi a partire dal 2015 e che prevede estese fortificazioni”. Una caduta “metterebbe a rischio la difesa” in tutta la regione. A poche decine di chilometri di distanza verso nord-ovest ci sono altre due città rilevanti, Sloviansk e Kramatorsk.
C’è poi l’aspetto simbolico e politico: da un lato per il Cremlino “alla ricerca di vittorie dopo le sconfitte di settembre a Kharkiv e la perdita di Kherson”, dall’altro sul fronte interno russo. Batacchi ricorda che “Prigozhin ha ambizioni politiche, per ora è un alleato di ferro di Putin ma domani chissà”. Il capo di Wagner è “un po’ l’idolo del mondo nazionalista alla destra” del presidente “e che ha criticato la conduzione della guerra da parte del ministro della difesa Shoigu e del capo di Stato maggiore Gerasimov”.