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Dazi, Pechino se la prende con il cognac europeo

In risposta alle sovrattasse di Bruxelles sulle auto elettriche, la Cina chiederà una cauzione agli importatori europei di brandy e minaccia di agire anche sulla carne di maiale e sui formaggi

  • 8 ottobre, 13:51
  • 8 ottobre, 14:36
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Martedì mattina i titoli Rémy Cointreau erano in calo del 6,37% a 61,75 euro, mentre Pernod Ricard era in calo del 3,12% a 127,35 euro

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Di: ATS/AFP/dielle 

A partire da venerdì, la Cina richiederà agli importatori di cognac europeo di depositare una cauzione presso la dogana cinese, in seguito alla decisione dell’UE di imporre dazi aggiuntivi sui veicoli elettrici prodotti in Cina. La misura si inserisce in un contesto di crescenti tensioni tra la Cina e l’Unione Europea (UE), un partner commerciale fondamentale per il gigante asiatico.

Negli ultimi mesi, la Commissione europea ha avviato una serie di procedure nei confronti della Cina. La più emblematica di queste riguarda appunti i veicoli elettrici cinesi venduti nell’UE.

Bruxelles ritiene che i loro prezzi siano artificialmente bassi a causa di sussidi statali che, secondo Bruxelles, distorcono la concorrenza e danneggiano la competitività dei produttori europei. Venerdì scorso, gli Stati membri hanno votato per confermare l’imposizione di dazi doganali sulle auto elettriche importate dalla Cina, nonostante l’opposizione dei tedeschi, che temono una guerra commerciale con Pechino. La Commissione europea ha ora mano libera per aggiungere alla tassa del 10% già in vigore una sovrattassa fino al 35% sui veicoli a batteria di produzione cinese. L’entrata in vigore di questi dazi compensativi è prevista per la fine di ottobre.

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La risposta cinese e le minacce future

La Cina aveva avvertito che avrebbe preso in risposta “tutte le misure necessarie”, e la prima è arrivata. “A partire dall’11 ottobre 2024, quando importeranno brandy dall’Unione Europea, gli importatori dovranno fornire il deposito corrispondente alle autorità doganali della Repubblica Popolare Cinese”, ha annunciato martedì il Ministero del Commercio cinese in un comunicato stampa. Il cognac rappresenta da solo il 95% dei brandy europei.

Pechino, che a gennaio ha avviato un’indagine sui brandy europei, ha annunciato a fine agosto di aver trovato prove di dumping. All’epoca però, il Ministro del Commercio cinese aveva escluso di imporre dazi doganali temporanei su questi alcolici “per il momento”.

Nell’annunciare l’introduzione del vincolo sulle importazioni di brandy, il Ministero del Commercio ha pure detto che sta anche conducendo “indagini antidumping e compensative su carne di maiale, sottoprodotti di maiale e prodotti lattiero-caseari importati dall’UE” .“Allo stesso tempo, la Cina sta studiando misure come l’aumento dei dazi doganali sui veicoli a benzina di grande cilindrata importati”, ha aggiunto il ministero, affermando di voler “salvaguardare con fermezza i diritti e gli interessi legittimi delle industrie e delle imprese cinesi”.

Un’industria “sacrificata”

Intanto le azioni del settore del brandy stanno già soffrendo: martedì mattina i titoli Rémy Cointreau erano in calo del 6,37% a 61,75 euro, mentre Pernod Ricard era in calo del 3,12% a 127,35 euro.

I nuovi dazi “temporanei” della Cina sull’import di brandy colpiscono principalmente i produttori francesi, tra cui i quattro maggiori di cognac al mondo: Hennessy, Martell, Courvoisier e Remy Martin.

Il ministero del commercio di Pechino ha postato, oltre alla lista dei brand finiti nel mirino, anche le aliquote: il 39,0% su Hennessy, il 38,1% su Remy Martin, il 30,6% su Martell e il 34,8% su Courvosier (Campari). Tutti gli altri produttori sono destinatari di dazi al 34,8%.

Venerdì, l’associazione di categoria del cognac aveva già affermato che l’industria è stata “sacrificata” in seguito al via libera dell’UE all’imposizione di dazi doganali sulle auto elettriche cinesi. Anche perché la Cina da sola rappresenta il 25% delle esportazioni di cognac, secondo il Bureau national interprofessionnel du cognac, che difende gli interessi dei produttori di alcolici in Francia.

La denominazione Cognac, che comprende 4’400 aziende agricole, 120 distillatori, 270 commercianti e rappresenta 15’000 posti di lavoro diretti e 70’000 posti di lavoro indiretti in Francia, sta tra l’altro già subendo un calo delle vendite (-22% nel 2023).

A maggio, il presidente francese Emmanuel Macron aveva ringraziato il suo omologo cinese Xi Jinping per non aver imposto dazi doganali “temporanei” sul cognac francese, regalandogli delle bottiglie durante la sua visita di Stato in Francia.

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