La Russia e l'Ucraina hanno continuato i loro negoziati oggi, venerdì, in videoconferenza. Lo ha reso noto in giornata un esponente della delegazione negoziale russa.
Intanto la diplomazia va avanti sfruttando altre vie. È infatti terminato poco dopo le 13.00 ora svizzera ed è durato circa due ore il colloquio tra il presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio europeo Charles Michel con il premier cinese Li Keqiang. Sulla questione dell'Ucraina discussa con i vertici dell'UE il premier cinese "ha affermato che la Cina si oppone tanto a una guerra calda, quanto a una guerra fredda ed è contraria tanto alla divisione in blocchi quanto alla presa di posizione" unilaterale.
Dal canto suo Charles Michel afferma che "la comunità internazionale, in particolare la Cina e l'UE, hanno la responsabilità reciproca di usare la loro influenza congiunta e la diplomazia per porre fine alla guerra della Russia in Ucraina e alla crisi umanitaria ad essa associata". Nel pomeriggio i dirigenti di Bruxelles avranno un colloquio a distanza pure con il presidente cinese Xi Jinping, avendo sempre come focus la possibilità di vedere Pechino nel ruolo di negoziatore d’alto livello con Vladimir Putin in merito al conflitto in Ucraina.
Intanto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha raggiunto Kiev. La leader maltese giovedì aveva postato su Twitter il post in inglese e ucraino “Sulla strada per Kiev”, prima di modificarlo a seguito dei timori di una sua localizzazione. Nella capitale dell’Ucraina la Metsola incontrerà il presidente Volodymyr Zelensky e porterà un messaggio a nome del Parlamento europeo alla popolazione del Paese invaso dai russi il 24 febbraio.
Dal canto suo il presidente turco Recep Tayyip Erdogan insiste nella sua proposta di un incontro diretto tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente russo Vladimir Putin, nel quale si punta a marcare un progresso significativo su Donbass e Crimea: lo scrive l'ufficio di presidenza turco, rimarcando che i negoziati fra le delegazioni russa e ucraina tenuti a Istanbul sotto la sua mediazione un paio di giorni fa hanno impresso una "spinta significativa" al processo di pace per mettere fine alle ostilità in Ucraina.
Il presidente turco ha affermato che sia il capo di Stato ucraino Volodymyr Zelensky, sia l'omologo russo Vladimir Putin guardano positivamente a un possibile incontro in Turchia. Erdogan intanto avrà venerdì un colloquio telefonico con il leader del Cremlino.
Difficile sgombero dei civili dalle città bombardate dai russi
Resta intanto sospesa la questione dello sgombero di migliaia di civili dalle città bombardate e devastate, come Melitopol e Mariupol. Nella prima località nel sud dell'Ucraina i russi non consentono ai civili di lasciare la città. Lo denuncia il sindaco Ivan Fedorov, secondo quanto riporta Ukrinform. "Secondo le mie stime, in città rimangono circa 70'000-75'000 persone".
"Gli occupanti stanno facendo di tutto per tenere le persone in città. La strada da Zaporozhye a Melitopol in tempo normale è di un’ora, secondo me in tempo di guerra sono quattro ore e ora ci vogliono due giorni. Gli occupanti stanno deliberatamente trattenendo tutti per non liberare le persone e occupare la città. Tutti vengono mandati in Crimea. Dicono che puoi arrivarci senza problemi, ma la nostra gente non ci vuole andare in Crimea", ha aggiunto il sindaco.
Non va meglio la situazione a Mariupol, che resiste ancora all’attacco dei soldati di Mosca. Dopo un "tira-e-molla" durato tutta la mattina, solo nel primo pomeriggio è iniziato lo sgombero di circa 2'000 civili dalla città assediata. Svariate auto private si sono unite ai 42 autobus scortati dai veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e del Servizio di emergenza ucraino dalla vicina Berdyansk e diretti verso Zaporizhya. Va detto che al momento non è dato sapere se i camion con gli aiuti che dovevano raggiungere Mariupol hanno ottenuto il permesso di viaggiare dai militi russi.
Mosca irritata dall'attacco ucraino contro un obiettivo in Russia
Il Cremlino afferma che l'attacco ucraino all'alba ad un deposito di petrolio sul suolo russo peserà sui colloqui. "È chiaro che questo non può essere visto come qualcosa che garantirà le giuste condizioni per la continuazione dei negoziati", ha riferito il portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov dopo che un deposito di carburante nella regione di Belgorod, al confine con l'Ucraina, è stato devastato all'alba di venerdì.
In proposito va detto che sabato scorso i russi avevano bombardato una struttura simile a Leopoli, mentre il presidente americano Joe Biden era in visita in Polonia in un'area non lontana dalla città barocca ucraina, patrimonio UNESCO. E durante questa settimana i soldati del Cremlino hanno poi attaccato (e distrutto) altri depositi di carburante a Dubno, Lutsk, Rivne - tutte popolose località dell'Ucraina occidentale.
Mosca ha reagito pure stizzita alla notizia secondo la quale il presidente Putin avrebbe un tumore alla tiroide. Lo indica il media indipendente russo Proekt in una lunga inchiesta in cui riporta l'elenco dei medici personali che accompagnano il presidente russo nei suoi viaggi. "L'anziano Putin è ora accompagnato da un vasto team di medici, tra cui un chirurgo specializzato in cancro alla tiroide", spiega Proekt. Il Cremlino ha subito smentito e il portavoce Peskov ha dichiarato che la notizia non corrisponde a verità.