Approfondimento

Ecco perché la Groenlandia fa gola a molti

Le superpotenze globali sono attirate da terre rare, idrocarburi, materie prime e non solo…

  • Oggi, 05:47
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Artico e Groenlandia delle mie brame

Modem 09.01.2025, 08:30

  • Keystone
Di: Modem/M.Mar. 

Stanno colpendo molto le dichiarazioni del presidente eletto degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, secondo cui il suo Paese ha “bisogno della Groenlandia per motivi di sicurezza Nazionale” e dovrebbe perciò diventare uno Stato americano. Trump ha anche sottolineato le sue perplessità riguardanti la situazione politica dell’isola atlantica: “Non si sa neanche se la Danimarca ha veramente sovranità sulla Groenlandia, ma se ce l’hanno dovrebbero rinunciare”. Il territorio fa quindi gola al futuro capo della Casa Bianca, ma la prima ministra danese, Mette Frederiksen, non ha esitato a controbattere, sottolineando che “La Groenlandia è dei groenlandesi”.

Perché la Groenlandia, attualmente territorio danese autonomo, è così attraente agli occhi dei potenti della terra? La risposta sta nell’ampia disponibilità di risorse naturali ma anche nelle nuove rotte che si stanno aprendo al Polo Nord per via del riscaldamento climatico, hanno spiegato tre analisti intervistati giovedì da Modem, il magazine radiofonico di approfondimento della RSI.

Il peso del passato coloniale

“La Groenlandia è uno Stato autonomo posto all’estremo nord dell’Oceano Atlantico, che amministra liberamente la maggior parte delle sue necessità, fatta eccezione di alcuni bisogni fondamentali, come la difesa e la sicurezza. L’isola ha una bozza di costituzione, da due anni circa ha anche un primo ministro molto giovane ed intraprendente, che ha portato la Groenlandia a firmare gli accordi di Parigi, trasformando lo Stato in un emblema del cambiamento climatico”, ha sottolineato Leonardo Parigi, direttore del sito Osservatorio Artico.

Nonostante ciò, l’isola non è ancora totalmente indipendente, questo perché gli abitanti “ricevono ogni anno 600 milioni di euro di sussistenza da parte del Regno di Danimarca. Inoltre, la Groenlandia è fondamentale per la Danimarca, in quanto rende il Paese scandinavo un gigante politico grazie all’estensione e alla centralità dell’isola nell’Oceano Atlantico”, ha ricordato per parte sua Marzio Mian, giornalista e fondatore dell’”Artic Times Project”.

“Questa situazione di co-dipendenza tiene i quasi 60’000 groenlandesi legati a doppio filo alla Danimarca, sebbene il sentimento di secessionismo sia molto diffuso tra i cittadini, soprattutto in relazione al violento passato coloniale che li ha visti come tragici sconfitti”. I groenlandesi, ricorda il giornalista, infatti, “sono stati vittima della pesante colonizzazione danese e le conseguenze sono venute a galla negli ultimi anni, quando sono stati scoperti casi di sterilizzazione di massa. Questo, assieme a molte altre peculiarità dell’occupazione danese, ha impedito agli Inuit di sviluppare la propria lingua, la propria religione e le proprie abitudini culturali. Tutto ciò ha sfavorito il racconto della colonizzazione della Danimarca in Groenlandia su scala internazionale, ma ha anche intensificato la volontà di indipendenza degli Inuit, che per un periodo hanno deciso di orientarsi verso una collaborazione con la Cina”.

Le mire delle grandi potenze

Il Paese asiatico è stato infatti molto presente sull’isola, “stipulando accordi per la costruzione di alcuni aeroporti e acquisendo i diritti per diverse miniere, alcune anche a sud, in particolare una di uranio” dice Mian, e si è fatto “portavoce della richiesta di indipendenza dei groenlandesi” sottolinea Parigi. Mian ricorda che è stata l’amministrazione Biden con una “azione politica piuttosto muscolare” ad allontanare la Cina e di conseguenza ad aprire una sede diplomatica a Nuuk (capitale della Groenlandia).

Questa è la prova che le mire espansionistiche degli USA nei confronti dell’isola arrivano molto prima delle dichiarazioni di Trump degli ultimi giorni. Si pensi all’inaugurazione della linea aerea tra New York e Nuuk, che fa pensare a un “boom del turismo americano in Groenlandia”. Gli Stati Uniti erano interessati allo Stato autonomo danese già nell’800, poi ancora nel 1947, quando “la Danimarca ha ricevuto un offerta in denaro, che è stata immediatamente rifiutata”.

L’interesse degli americani sembra essere politico-strategico, ma è anche economico, vista la presenza sull’isola di molte risorse, come gli idrocarburi, le terre rare e le materie prime. Questo potrebbe essere un rischio a livello geopolitico internazionale e “renderebbe l’isola un terreno di conflitto molto arduo per l’Europa, in cui si duella tra Cina e Stati Uniti” dichiara la professoressa di economia all’Università di Bari Angela Stefania Bergantino. La professoressa aggiunge che “la Groenlandia rappresenta un importantissimo punto strategico militare per gli USA, elemento da non sottovalutare, il quale potrebbe incidere considerevolmente nel contesto geopolitico, anche per quello che succederà nei prossimi anni”. Difatti, una delle più importanti basi militari NATO è in Groenlandia ed è gestita dagli americani.

L’importanza delle vie marittime e il ruolo della Russia

“Tra le rotte commerciali marittime più importanti, tre passano per la Groenlandia e con il cambiamento climatico e l’innalzamento dei livelli del mare, queste vie diventeranno ancora più navigabili” dice la professoressa Bergantino. Momentaneamente le rotte sono residuali, ma rimangono “importanti dal punto di vista strategico, in quanto sono un asset rilevante per la Russia”. La gestione dell’Artico è in mano a un organismo internazionale, ma è sempre “la Russia a gestire i traffici e a predisporre delle rompighiaccio, che gli permettono di beneficiare economicamente dei dazi di passaggio” evidenzia la professoressa di Bari.

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Le rotte marittime

  • The Artic Institute

“Il 52% delle coste artiche sono russe e rappresentano il baricentro energetico, economico, politico e militare di Putin” aggiunge il giornalista Marzio Mian “l’Artico è il luogo da cui lui attinge alle risorse per finanziare la guerra e implementare la sua politica neo-imperiale”. Il conflitto tra Russia e Ucraina non ha di certo aiutato la questione legata all’Artico, poiché è venuta a mancare la “collaborazione tra i Paesi del Consiglio Artico, organo intergovernativo che si occupa di diverse questioni legate all’area”. Con l’entrata di Svezia e Finlandia nella NATO (votata in entrambi i Paesi con oltre il 60% dei voti), quasi tutte le nazioni artiche fanno parte della NATO, la fiducia della Russia è venuta meno e oltre 4’000 progetti di cooperazione tra USA e Russia su temi cruciali come cambiamento climatico, permafrost e sicurezza navale, sono saltati.

In questa situazione di contrasti internazionali e difficoltà geopolitica, chi permetterà alla Groenlandia di svilupparsi in modo ecosostenibile? Lo scopriremo nel prossimo futuro.

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