Erdogan ha improvvisamente deciso di sostenere l'ingresso della Svezia nella NATO. Come si spiega questo apparente cambio di rotta del presidente turco?
"Erdogan ha cambiato idea quasi inaspettatamente", spiega ai microfoni della RSI, Valeria Giannotta, direttrice dell’osservatorio Turchia del Centro Studi di Politica internazionale di Roma. "Prima di partire da Istanbul aveva reiterato in conferenza stampa la forte necessità di avere delle garanzie da parte della Svezia, ma anche da parte della controparte statunitense, Joe Biden, con cui ha avuto una conversazione telefonica la sera prima della partenza. Evidentemente queste garanzie sono arrivate, e sono delle garanzie che si riferiscono prettamente alla sicurezza interna della Turchia. La Svezia infatti ospita e dà riparo ai combattenti del PKK, un'organizzazione terroristica riconosciuta come tale sia dal Dipartimento di Stato americano che dall'Unione Europea, e anche agli appartenenti del gruppo di Fethullah Gülen. A margine si potrebbe dire, ma ne avremo conferma questa sera quando Erdogan incontrerà Biden, che la Turchia ha ricevuto delle rassicurazioni per quanto riguarda la fornitura di aerei di ultima generazione F-16".
La Turchia più vicina all'UE?
C'è anche poi un altro fronte, quello dell'Unione Europea, su cui apparentemente Erdogan ha strappato il sostegno della Svezia. Erdogan, "da grande equilibrista e diplomatico - prosegue l'esperta - ha usato questa occasione per alzare la posta in gioco e inserire la Carta europea all'interno delle negoziazioni. La Turchia è candidata all'Unione Europea sin dal 2005 e sappiamo che a fronte di 35 capitoli negoziali ne è stato aperto e chiuso soltanto uno. Ciononostante, comunque, la Turchia si è dimostrato un partner affidabile su specifici settori nei confronti dell'Unione Europea. Mi riferisco all'accordo sui migranti siglato nel 2016, le cui condizioni, oltre al mantenimento dei migranti siriani sul territorio turco a fronte di un sostegno economico da parte dell'UE, prevedevano anche la liberalizzazione dei visti d'ingresso dei cittadini turchi verso i territori Schengen e l'ammodernamento dell'unione doganale. Il tutto è ancora rimasto pendente dal 2016, ed è stato riportato sul tavolo da parte di Erdogan".