Un navy seal, Edward Gallagher, indagato per crimini di guerra; Donald Trump che interviene in difesa del militare delle forze speciali; il segretario americano della Marina Richard Spencer e il controammiraglio Collin Green, comandante dei navy seal, che minacciano di dimettersi o di farsi licenziare se il presidente bloccherà il procedimento disciplinare per l'espulsione di Gallagher. Infine l'epilogo: Trump annuncia via Twitter il successore di Spencer, silurato dal Pentagono per la gestione del caso Gallagher. Il nuovo segretario della Marina sarà quindi l'ambasciatore USA in Norvegia, l'ex contrammiraglio Ken Braithwaite. Si può riassumere così la vicenda che, in queste ore, sta agitando i vertici militari e politici statunitensi.
La vicenda: il navy seal e le foto della vergogna
Edward Gallagher è stato condannato da una corte marziale per aver posato con il cadavere di un militante minorenne dell'autoproclamato Stato Islamico (IS), ma è stato poi assolto dall'accusa di averlo ucciso e di aver sparato deliberatamente su civili disarmati.
Dopo la condanna Gallagher è stato degradato e gli è stato decurtato lo stipendio. Rischiava anche di essere espulso dalla prestigiosa unità delle forze speciali ma ora il capo del Pentagono ha cancellato la commissione disciplinare che doveva esaminare la vicenda il 2 dicembre e ha autorizzato Gallagher ad andare in pensione come Navy Seal, conservando il suo grado.
L'appoggio di Trump al navy seal
Trump si è sempre schierato dalla parte di Gallagher. Nei giorni scorsi aveva ammonito su Twitter i vertici militari a non cacciarlo.
Una mossa che, secondo un'analisi della stampa USA, aveva irritato il segretario della Marina Spencer: "il processo conta per il buon ordine e la disciplina". Far finta di nulla, insomma, rischiava di dare un messaggio sbagliato a tutti gli altri militari, legittimando azioni come quella di Gallagher. Per questo Spencer sembrava aver minacciato le dimissioni nel caso Trump avesse bloccato il procedimento, salvo poi negarle, forse dopo aver subito pressioni. "Un tweet del presidente non e' un ordine ma se arriva un ordine formale obbedisco", si era corretto.