La Corte suprema degli Stati Uniti ha sospeso ieri, lunedì, il divieto di espulsione di migranti sulla scorta di una legge eccezionale utilizzata in tempo di guerra. Donald Trump ha commentato la decisione parlando di un “grande giorno per la giustizia”, anche se la battaglia giudiziaria non può dirsi terminata.
A metà marzo il capo della Casa Bianca ha fatto ricorso a questa legge del 1798, per deportare nel Salvador più di 200 persone qualificate come presunti membri di una gang venezuelana. Un giudice federale aveva però bloccato per 14 giorni qualsiasi deportazione decisa in base a questa legge, esprimendo poi inquietudini per le ripercussioni “incredibilmente problematiche” della stessa, denominata “Alien Enemies Act”.
Da RG 07.00 dell’08.04.2025
RSI Info 08.04.2025, 08:25
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La massima istanza giudiziaria ha ora revocato le restrizioni temporanee disposte dal giudice, ma essenzialmente per motivazioni tecniche legate al luogo dell’udienza in cui è stata emessa la sua decisione: i migranti che hanno ricorso per evitare la loro deportazione si trovano infatti nel Texas, mentre il caso di cui è occupato il giudice è stato dibattuto a Washington.
La Corte, in buona sostanza, ha lasciato la porta aperta a possibili contestazioni sulla legalità del ricorso a questa legge. Ha inoltre precisato che “le persone detenute ai sensi” di questa legge va garantita una forma di equo processo. Un richiamo commentato come una “vittoria importante” da Lee Gelernt, avvocato dell’influente organizzazione per i diritti civili ACLU.