È pronta a salpare tra oggi (sabato) e domani dal porto cipriota di Larnaca la nave dell’ONG spagnola “Open Arms” carica di aiuti alimentari per la striscia di Gaza, che con il suo viaggio costituirà un primo test del nuovo corridoio umanitario marittimo internazionale per aggirare il blocco israeliano.
La nave dovrebbe portare circa 200 tonnellate di riso e farina davanti a un punto non precisato della costa di Gaza, dove l’organizzazione World Central Kitchen sta costruendo un molo temporaneo. Per le operazioni di scarico, la parte più complessa dell’operazione, saranno utilizzate delle chiatte. Gaza non dispone di un proprio porto per grandi navi. Giovedì, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, il presidente USA Joe Biden ha annunciato a sua volta piani per la costruzione di un molo temporaneo.
Riso e farina permetteranno di far funzionare sessanta cucine da campo allestite nella Striscia, dove 2,3 milioni di persone sono a rischio fame, soprattutto al nord. Gli ospedali hanno già riferito di oltre venti morti legate alla malnutrizione.
Segnale politico
Dopo il lancio col paracadute di generi di prima necessità effettuato nei giorni scorsi, il ponte marittimo - ipotesi di cui si parla da mesi - è il secondo tentativo di fare entrare aiuti a Gaza aggirando il blocco israeliano, ed è politicamente significativo come anche gli Stati Uniti - principale alleato di Israele - si siano decisi ad attuarlo, dopo che reiterati appelli da parte di Washington a ridurre il blocco erano rimasti inascoltati.
Un portavoce del ministero degli esteri di Israele ha scritto su X che le navi dovranno passare un controllo di sicurezza secondo standard israeliani.
Il corridoio umanitario marittimo è finanziato e organizzato, oltre che dagli USA, dall’Unione Europea, dagli Emirati Arabi Uniti e da altri. La sua realizzazione, evocata per primo dal governo cipriota nell’autunno scorso, ha subito una improvvisa accelerazione dopo le parole di Biden durante il discorso sullo stato dell’Unione di giovedì.
Aiuti comunque insufficienti
Anche se arrivassero subito a destinazione, le 200 tonnellate sono poca cosa rispetto ai bisogni della popolazione della Striscia, sottolineano tutte le organizzazioni umanitarie presenti a Gaza.
Il relatore speciale sul diritto al cibo delle Nazioni Unite Michael Fakhri denuncia tra l’altro la distruzione sistematica dei pescherecci allo scopo di affamare la popolazione. A Rafah rimangono due barche su 40 e a Khan Younis circa 75 pescherecci artigianali sono stati distrutti.
Questa mattina dai valichi di Rafah e Kerem Salem sono passati 242 camion di aiuti, ha fatto sapere il presidente della Mezzaluna rossa egiziana Khaled Zayed. Oltre 260 camioni sono in attesa di essere ispezionati.
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