«Dobbiamo pretendere di entrare in sicurezza nelle nostre case. Lì ci sono le nostre cose, la nostra vita. E la nostra vita non può essere monetizzata da nessun tipo di risarcimento». Così, Luca Fava, avvocato e membro del comitato degli sfollati di Genova, durante l'assemblea che giovedì sera ha riempito il chiostro della chiesa di San Bartolomeo della Certosa, adibito a campo sportivo. Siamo a poche centinaia di metri dalla zona rossa, delimitata da transenne e mezzi della protezione civile e vigili del fuoco. Sono quasi 600, ognuno ha qualcosa da dire. C'è bisogno di fare il punto della situazione e portare le proprie istanze alle istituzioni cittadine e regionali che siedono al tavolo. Al microfono si alternano i residenti di via Porro, che dal 14 agosto, dopo il crollo delle campate centrali del ponte Morandi, nel capoluogo ligure, non possono più rientrare in casa.
RG 08.00 del 24.08.2018: la corrispondenza di Massimo Lauria
RSI Info 24.08.2018, 10:05
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Oltre agli sfollati, all'assemblea ci sono anche rappresentanti delle associazioni del territorio e singoli cittadini. L'11 settembre di Genova, come l'ha definito Ennio Guerci, portavoce del comitato, ha colpito nel profondo la città. Da ogni parte dimostrazioni di solidarietà.
«Quella che ci ha colpito è una vera e propria tragedia. La miglior cura per metabolizzare quanto è accaduto, è un risarcimento immediato per tutti gli sfollati, da parte di chi ha causato questo disastro», chiosa Guerci.
Genova, la voce degli sfollati
Telegiornale 24.08.2018, 14:30