L’analisi

Gli aiuti all’Ucraina? Il nodo delle promesse

Rimane alto il divario tra quello che dicono a parole gli Stati occidentali e quanto effettivamente viene versato a Kiev

  • 6 dicembre 2024, 14:19
598105370_highres.jpg

In attesa

  • keystone
Di: Stefano Grazioli 

Gli aiuti occidentali all’Ucraina sono aumentati di 70 miliardi di euro tra settembre e ottobre, almeno per quel che riguarda le promesse. Infatti, rimane molto alto il divario tra quello che la comunità internazionale, Unione Europea e Stati Uniti in primis, assicura, e quello che arriva in realtà a Kiev. I dati sono quelli forniti dall’Istituto per l’Economia mondiale di Kiel, in Germania, che dall’inizio del conflitto registra il sostegno occidentale all’Ucraina.

L’Ukraine Support Tracker monitora sistematicamente il valore degli aiuti che i governi di 41 paesi occidentali hanno promesso dal febbraio 2022, dagli stati membri dell’Unione Europea, ai paesi del G7, nonché Australia, Corea del Sud, Turchia, Norvegia, Nuova Zelanda, Cina, Taiwan, India, Islanda e Svizzera. Vengono presi in considerazione gli impegni assunti dagli Stati o dalle organizzazioni governative nei confronti del governo ucraino, mentre nei conteggi non rientrano le donazioni private o gli impegni di istituzioni internazionali come la Croce Rossa. Gli ultimi dati sono aggiornati al 31 ottobre e riguardano l’appoggio finanziario, umanitario e ovviamente militare destinato a Kiev.

Promesse e ritardi

Secondo l’Istituto per l’Economia mondiale di Kiel, dunque, l‘Occidente continua a fornire appoggio, ma il gap tra quello annunciato e quello consegnato è rilevante: attualmente esiste una discrepanza significativa da parte di Bruxelles e dei singoli paesi europei tra i 241 miliardi di euro, predisposti in totale dal febbraio del 2022, e quelli effettivamente assegnati a Kiev, 125 miliardi. Quasi la metà di quello che è stato promesso non è insomma ancora arrivato. Anche gli Stati Uniti sono in ritardo, con 88 miliardi su 119. La spiegazione della grande differenza da parte europea risiede nell’aumento degli aiuti finanziari promessi in ottobre di circa 52 miliardi di euro, di cui 35 miliardi di euro provenienti dall’Unione e dalle sue istituzioni. Gli USA hanno promesso aiuti finanziari per 18 miliardi di euro. Tutti fondi non ancora arrivati nelle casse ucraine.

L’arrivo di Trump può complicare la situazione

Per quel riguarda gli Stati Uniti è da rilevare come del volume realmente fornito in quasi tre anni, 59,9 miliardi di euro consistano in armamenti: sebbene Washington abbia recentemente approvato contributi militari significativi, i fondi statunitensi sono però ormai quasi esauriti e l’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump potrebbe complicare ulteriormente il quadro per Kiev. Le prime avvisaglie ci sono state questa settimana quando il presidente della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Mike Johnson, ha dichiarato che non sarà votata la richiesta di ulteriori 24 miliardi di dollari in aiuti all’Ucraina che Joe Biden stava apparentemente preparando prima di lasciare l’incarico. Se dopo il voto del 5 novembre l’amministrazione uscente ha dato già il via libera all’utilizzo dei sistemi missilistici ATACMS per colpire in profondità il territorio russo, la nuova leadership in arrivo ha dato segnali appunto chiari per una riduzione del sostegno, quantitativo e qualitativo.

Riflessi sul terreno

I numeri dell’Ukraine Support Tracker denotano in definitiva come l’Ucraina soffra sempre di uno scarto temporale nel ricevere gli aiuti che si traduce poi in difficoltà, sia nell’economia, che nella società che sul campo di battaglia. Se il sostegno finanziario è stato comunque sino ad ora sufficiente per tenere in piedi il sistema statale e non fare tracollare l’economia, grazie anche agli accordi con i creditori internazionali che hanno rinunciato in parte alle loro richieste, quello militare è sempre rimasto sotto le esigenze espresse dal presidente Voldymyr Zelensky e ha condotto alla situazione attuale, con l’Ucraina in estrema difficoltà lungo tutta la linea del fronte. I problemi non sono cioè solo quelli del ritardo negli aiuti militari, ma proprio nella quantità e qualità di essi.

Anche se per caratteristiche singoli tipi armamenti non possono essere in ogni caso dei game changer, dai carri armati Leopard 2 ai caccia F16 fino agli ATACMS, un numero elevato potrebbe consentire a Kiev una migliore risposta difensiva, ma al momento non sembra che le quantità offerte dall’alleanza occidentale abbiano prodotto effetti significativi; gli ultimi mesi di conflitto hanno mostrato così come l’Ucraina abbia dovuto arretrare davanti all’offensiva russa anche per questo, oltre che per gli altri fattori che determinano il corso della guerra di logoramento. Per capire cosa succederà nei prossimi mesi, se cioè si andrà verso la ricerca concreta di una exit strategy da parte di tutti gli attori, oppure se si rimarrà sul binario di un conflitto irrisolto, bisognerà attendere le mosse concrete di Trump e degli Stati Uniti, ai quali l’Unione Europea si dovrà comunque accodare, nel ruolo subalterno ormai consolidato.

02:08

Statuto S limitato, ucraini perplessi

Telegiornale 04.12.2024, 12:30

rsi_social_trademark_WA 1.png

Entra nel canale WhatsApp RSI Info

Iscriviti per non perdere le notizie e i nostri contributi più rilevanti

Correlati

Ti potrebbe interessare