L’ANALISI

Guerra in Ucraina, l’asse Orban-Putin

I rapporti tra Ungheria e Russia si sono rafforzati nell’ultimo decennio - Si basano soprattutto sugli interessi nel campo energetico

  • 18 dicembre 2023, 05:49
  • 18 dicembre 2023, 06:38
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Una solida amicizia

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Di: Stefano Grazioli

Nonostante l’ultimo vertice dei capi di Stato e di Governo europei a Bruxelles si sia risolto a favore dell’Ucraina, con il via libera all’inizio delle trattative per l’adesione alla UE, i problemi non sono stati del tutto risolti e l’Ungheria ha bloccato la revisione del bilancio comunitario con, tra l’altro, cinquanta miliardi da destinare a Kiev. Di questo si discuterà al prossimo summit all’inizio del 2024. Allo scorso Consiglio Europeo, il premier ungherese Viktor Orban si è assentato dall’aula al momento della votazione sui negoziati per l’Ucraina, spinto dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che con questo espediente ha garantito di fatto l’unanimità necessaria per avviare la procedura e i colloqui di ingresso per l’Ucraina. Nelle scorse settimane il primo ministro ungherese si era espresso più volte contro l’entrata di Kiev nell’Unione e contro gli aiuti militari. Tra i paesi dell’UE, l’Ungheria è quello che ha mantenuto i migliori rapporti con la Russia e Orban è stato il primo leader europeo a incontrare Vladimir Putin dall’inizio del conflitto, a margine del vertice sulla Via della Seta tenutosi a Pechino a ottobre.

Il feeling tra Orban e Putin

I rapporti tra Ungheria e Russia non sono cosa nuova e si sono rafforzati soprattutto nel corso dell’ultimo decennio grazie al particolare feeling, per così dire, tra Orban e Putin e al loro pragmatismo sulla scacchiera internazionale. Da una parte, soprattutto dopo la crisi del 2013/2014 e il cambio di regime a Kiev, Mosca ha preso le distanze dall’Unione Europea sino alla rottura definitiva con l’invasione dell’Ucraina, dall’altra Budapest è sempre rimasta un partner per la Russia e da parte sua è entrata in collisione con Bruxelles per le accuse di autoritarismo. In questa cornice sia Orban che Putin hanno sempre perseguito in primo luogo i propri interessi nazionali, come ha mostrato appunto il recente vertice europeo, dove l’Unione ha ottenuto quello che voleva, ossia l’avvio delle trattative con l’Ucraina salutato come storico anche dal presidente Volodymyr Zelensky, e l’Ungheria riceverà i dieci miliardi di euro congelati a causa dell’involuzione sullo stato di diritto. È probabile che lo stesso scenario si ripeta nei prossimi mesi sul nodo dei 50 miliardi di euro ancora da sbloccare.

Gas, petrolio e nucleare

Se quindi Budapest non può mettersi totalmente dalla parte di Mosca e usa il potere di veto in Europa per interessi interni, è vero che i legami tra Ungheria e Russia sono comunque forti e passano in primo luogo dal settore energetico. Budapest basa il suo mix sostanzialmente su tre pilastri, che sono quello del gas, del petrolio e del nucleare, e per tutti conta sul contribuito essenziale di Mosca, stando comunque sempre dentro il perimetro disegnato dalle sanzioni comminate da Bruxelles dopo l’avvio della guerra che non comprendono il gas e il nucleare e colpiscono solo in parte il petrolio. Stretta è la collaborazione con Rosatom, il colosso russo del nucleare, con la quale Budapest lavora all’ampliamento della centrale di Paks, con due nuove unità; Orban aveva già concordato la costruzione con Putin nel 2014 e Rosatom dovrebbe fornire i reattori e le barre di combustibile. Mosca ha inoltre concesso un prestito di 10 miliardi di euro, che copre oltre l’80% dei costi per la realizzazione dell’intero progetto.

Orban e l’Ucraina

Nella cornice della guerra tra Mosca e Kiev Orban ha sempre dichiarato inoltre le priorità, che se da un lato riguardano gli aspetti economici ed energetici, dall’altro prendono anche in considerazione la situazione della minoranza ungherese in Ucraina, secondo il principio che la politica estera di un Paese deve seguire i propri interessi: l’obiettivo dichiarato del premier nazionalpopulista di voler rappresentare tutti gli ungheresi, comprese le minoranze all’estero, ha portato a screzi già negli anni passati tra Budapest e Kiev sui diritti della minoranza ungherese che conta circa 100’000 persone in Transcarpazia, regione di confine tra i due paesi, sulle questioni delicate della doppia cittadinanza o delle restrizioni sull’uso della lingua ungherese. Come spesso accade la lingua e i diritti delle minoranze sono stati strumentalizzati per motivi politici da entrambe le parti, ma i contrasti di Orban con i presidenti ucraini, anche con il predecessore di Volodymyr Zelensky, Petro Poroshenko, che nel 2017 ha fatto passare una controversa legge con restrizioni linguistiche anche per la minoranza ungherese, hanno automaticamente fatto slittare l’Ungheria a fianco della Russia, che a sua volta ha sempre accusato l’Ucraina di discriminare la minoranza russofona, soprattutto nelle regioni dell’est.

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Telegiornale 14.12.2023, 20:00

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