TESTIMONIANZA

Haiti, dove anche la speranza sta per morire

La crisi senza fine del paese caraibico raccontata dalla responsabile di una ONG svizzera

  • 6 marzo, 05:27
  • 6 marzo, 09:33
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Testimonianza da Haiti

Telegiornale 05.03.2024, 20:00

Di: TG/RSI Info 

Prigioni prese d’assalto, migliaia di detenuti in fuga e decine di vittime. Quello andato in scena nel fine settimana è solo l’ultimo capitolo della drammatica quotidianità di Haiti. Un Paese che, giorno dopo giorno, precipita sempre più nel caos. “Questa crisi è iniziata nel 2018, ma non cessa di diventare più profonda”, racconta alla RSI Flavia Maurell, responsabile dell’ONG svizzera AVSI-AVAID ad Haiti. “Dopo l’assassinio del presidente (Jovenel Moïse, ucciso da un commando nel 2021, ndr) non abbiamo più avuto delle elezioni e il primo ministro in carica praticamente lo sostituisce. Questo genera ancora più malcontento a livello popolare”.

Un fenomeno, quello delle gang, in ascesa ma con radici molto lontane. “Le bande hanno veramente preso potere e gli ultimi attacchi alle prigioni ne sono un chiaro esempio”, dice Flavia Maurell. Già nei primi anni 2000, racconta la nostra interlocutrice, AVSI ha iniziato a confrontarsi con questa emergenza. Poi però c’è stato il terremoto del 2010, le oltre 250’000 vittime, e si è dovuto ripartire da capo. Ma con ottimismo.

“Si vedeva la speranza. Gli anni dal 2014 al 2016 erano anni di crescita per Haiti. Vedevamo davvero che un’alternativa era possibile. Purtroppo dal 2018 è iniziata una fase discendente che non accenna a finire”.

Si aspettano nuove elezioni, una forza ONU in grado di mantenere l’ordine, ma negli anni sono tante le promesse non mantenute, e il popolo di Haiti si sente sempre più solo. Anche le molte ONG arrivate dopo il sisma 14 anni fa sono fuggite. “In alcune zone ci siamo solo noi e ci chiedono di restare. Quando noi ce ne andremo, se ne andrà anche la speranza”, conclude Flavia Maurell.

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