I 49 migranti rimasti bloccati per più di due settimane su due navi di alcune ONG sono sbarcati mercoledì a Malta. In balia del Mediterraneo dal 22 dicembre, i 32 migranti soccorsi al largo delle coste libiche dalla nave Sea Watch e gli altri 17 soccorsi una settimana dopo dalla Sea Eye, alla notizia dello sbarco, hanno espresso la loro gioia con pianti e canti, secondo quanto riferito dai soccorritori delle ONG.
I paesi che hanno accettato di accoglierli, in varie proporzioni, sono Germania, Francia, Portogallo, Irlanda, Romania, Lussemburgo, Olanda, Italia e la stessa Malta: la quale, però, ha imposto la redistribuzione di altri 249 migranti che si trovavano già sull'isola, e soccorsi in precedenza dalle proprie navi militari. Con 30 chilometri di lunghezza e 450 mila abitanti, Malta è il più piccolo Stato dell’Unione europea e uno dei più densamente abitati. Non tutti verranno accolti. Per una cinquantina di migranti si annuncia il rimpatrio, tra questi 44 cittadini del Bangladesh già a Malta, per i quali è stata verificata la non conformità alle condizioni per l’asilo.
E’ stata insomma trovata una soluzione europea, ma è una soluzione di emergenza. La riforma del regolamento di Dublino, che impone alla nazione di primo ingresso l’onere di trattare le domande d’asilo, rimane bloccata dai veti incrociati di vari Stati membri, nonostante sia passata al Parlamento europeo. E a pochi mesi dalle elezioni, le speranze di sbloccarla appaiono minime.
Peraltro la soluzione trovata non chiude le polemiche: da Varsavia, dove si trova per discutere la creazione di un fronte sovranista in prospettiva delle europee di maggio, il ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini ha preso le distanze dall’intesa: lui ha promesso che in Italia non sbarcherà più nessuno.
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