Brasile, 8 gennaio 2023 – Stati Uniti, 6 gennaio 2021. I punti di contatto e le similitudini tra l’attacco ai palazzi del potere a Brasilia da parte dei sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro e, due anni prima, quello dei sostenitori di Trump a Capitol Hill non sono pochi e si iscrivono nel solco dei legami tra i due ex capi di Stato. Legami che non sono solo ideologici ma solidi e duraturi nel tempo, come ricordava un articolo di Washington Post pubblicato nell’agosto del 2021.
“Entrambi i presidenti sono saliti al potere sull’onda della rabbia anti-establishment e hanno esultato per la loro reputazione di cani sciolti e politicamente scorretti. Entrambi hanno attinto a una guerra culturale di destra, adottando al contempo politiche che hanno contribuito a rafforzare un gruppo di élite ricche e a erodere gli sforzi internazionali sull'azione per il clima. Entrambi hanno fatto i conti con la pandemia di coronavirus che ha causato centinaia di migliaia di vittime nei loro Paesi”, scriveva il giornale in tempi non sospetti.
Inoltre, a far visita più volte a Donald Trump quando era capo della Casa Bianca non fu solo il presidente Bolsonaro, ma anche suo figlio Eduardo Bolsonaro, eletto in Parlamento nel 2014 e rieletto, con un record di voti, nel 2018. Nel marzo del 2019, Eduardo era inoltre presente nello Studio Ovale, a Washington, durante il primo incontro tra Trump e il presidente brasiliano.
Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, aveva inoltre nominato Eduardo Bolsonaro rappresentante ufficiale in Sudamerica di “The Movement”, l’organizzazione creata per unire i “sovranisti” di tutto il mondo.
Tra Steve Banon e Eduardo Bolsonaro ci sono stati molti incontri, come ricorda il portale brasiliano Metrópoles ripercorrendo una serie di tweet. Eccone alcuni:
E i contatti fra i due clan perdurano anche oggi. Secondo il Washington Post, Eduardo Bolsonaro ha fatto visita a Trump in Florida poco dopo le elezioni brasiliane, ha discusso con Steve Banon e ha pranzato con Jason Miller, l’ex portavoce di Trump in campagna elettorale. Inoltre, Banon già prima delle elezioni brasiliane aveva sollevato dubbi – sui social e nei suoi podcast – circa possibili elezioni “rubate” in Brasile.
La stessa strategia usata per le elezioni americane. Anche per questo Bannon è sotto inchiesta. Il giorno prima della rivolta in Campidoglio, aveva detto nel suo podcast: "L'inferno si sta per scatenare domani".
Bannon è stato condannato a quattro mesi di carcere per oltraggio al Congresso che indaga sull'attacco, ma è libero in attesa del processo di appello.
Nel frattempo, Jair Bolsonaro – che non ha mai riconosciuto la vittoria di Lula e non ha partecipato al passaggio di consegne – si è ritirato negli USA e dopo aver trascorso il capodanno insieme a Donald Trump, ha affiatto una casa in Florida, a due passi da Mar-a-Lago, quartier generale dell’ex presidente degli Stati Uniti.
In rete circolano molti video di Bolsonaro negli USA, che lo ritraggono insieme ai suoi sostenitori americani.
Si pensa che Bolsonaro si sia recato all’estero perché teme i procedimenti penali a suo carico. È infatti al centro di alcune inchieste, per abuso di potere sulla polizia federale per proteggere il figlio, divulgazione di false informazioni elettorali e per aver dato spazio a una “fabbrica di trolls” per la diffusione di “fake news”.
Tante, dunque, le convergenze e le similitudini tra i due attacchi ai palazzi del potere, che vanno oltre le sole immagini.