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I rumori perduti durante la pandemia

A New York c’è chi ha pensato di restituire i suoni della città silenziati durante la quarantena

  • 5 maggio 2020, 21:47
  • Ieri, 19:25
02:31

New York e i suoi suoni

Telegiornale 05.05.2020, 22:00

Di: Massimiliano Herber 

Qual è il rumore che ci fa sentire a casa? Qual è il suono distintivo delle nostre città? Il brusio di una piazza, il vociare nei vicoli, il rullio della funicolare, il frastuono di un incrocio... Tra quello che ricorderemo di questa emergenza coronavirus e dei giorni di quarantena vi saranno le strade vuote e lo strano silenzio che ha ovattato i quasi due mesi di confino nelle proprie abitazioni. Ognuno può pensare alla propria esperienza.

Un ricordo sensoriale su cui ha fatto leva la Public Library di New York che oltre ai prestiti dei libri in formato digitale ha ora deciso di proporre agli abitanti della Grande mela un archivio dei suoni della città che da ormai metà marzo, come per una malia pandemica, è diventata silenziosa. L’ha fatto con una vera e propria playlist su Spotify. S’intitola “Missing Sounds of New York” ed è una compilation di situazioni sonore che raccontano la città che stando alle indicazioni del governatore Cuomo rimarrà ferma e muta sino almeno a metà maggio. Un’originale colonna sonora – a volte stonata, a volte melodiosa – della metropoli più famosa del mondo. Un album di luoghi evocati dai loro rumori: la metropolitana, i parchi pubblici, le arterie stradali e la vita nei sobborghi. La frequenza delle vibrazioni sonore accarezza inevitabilmente una memoria condivisa eppure sempre personale. Quale suono manca di più ai newyorkesi in questo periodo di lockdown?

Missing sounds of New York

“A me manca il mormorio e il bisbigliare in biblioteca, ha detto al Telegiornale RSI Angela Montefinise, direttrice marketing della New York Public Library, ma anche il vocio e le urla, attorno al diamante del baseball, sono suoni di festa tipici della primavera newyorkesi che mi mancano tanto”.

Ad ascoltare le otto tracce viene in mente la poesia di Massimo Troisi ne Il Postino quando gira l’isola per registrarne i suoni più caratteristici da inviare a Pablo Neruda. “È una lettera d’amore a New York, spiega Montefinise, poiché tutto quel sentiamo ci ricorda quanto ci manca la nostra città, quella stessa vita che a volte ci fa arrabbiare e pare insopportabile”.

“In questi oltre 40 giorni abbiamo udito e imparato ad apprezzare altri suoni – penso agli applausi che ogni sera hanno salutato e accompagnato il personale sanitario –, ma il silenzio che ha caratterizzato questa pandemia ci ha fatto capire che non è il rumore della città, non è quello dei cantieri o dei martelli pneumatici, ma quello delle persone che vivono a New York. Sono le persone che ci mancano”.

La playlist si può scaricare gratuitamente qui. Pare un’educazione sentimentale uditiva per newyorkesi doc, con quella giusta dose di retorica newyorkese che echeggia Frank Sinatra o Liza Minelli, ma l’intuizione della Public Library ci ricorda quanto sia ricca di memoria quello che stiamo vivendo: non solo le immagini che impazzano sugli schermi della nostra quotidianità, ma rumori e suoni che continuano a tratteggiare una melodia amica e famigliare.

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New York e i suoi suoni

Telegiornale 05.05.2020, 22:00

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